“Una decisione sbagliata”, così definiscono all’unisono le tre segreterie provinciali d’Arezzo di Fiom, Fim e Uilm la scelta di alcune aziende del territorio di rimanere aperte di fronte a questa emergenza pandemica. “Chi per codice Ateco come ABB EVI SpA, e chi invece come Fimer Power One SpA perché ritiene di appartenere ad una filiera “essenziale”. Entrambe non hanno accolto il nostro richiamo ad adottare misure coraggiose quali la chiusura preventiva delle attività per porre attenzione al diffondersi dell’epidemia e alle paure e stress dei lavoratori coinvolti, ai quali il Governo chiede giusti sacrifici con prescrizioni riguardo il proprio tempo libero ma che poi si vedono costretti a recarsi al lavoro” spiegano le sigle sindacali metalmeccaniche.
“Da tempo – proseguono – ci siamo messi a disposizione per gestire ipotesi di chiusura, utilizzando strumenti contrattuali, anche prima dell’intervento della specifica CIGO, ma le nostre istanze dettate dal buon senso, non sono state accolte. Giorni di sciopero accompagnate da lettere di intervento degli organismi competenti (Prefettura Asl Conferenza dei Sindaci) e per le quali attendiamo risposta, ad oggi non hanno fatto cambiare idea alle proprietà. Questo lo riteniamo inaccettabile”.
Sono oltre mille i lavoratori coinvolti, comprendendo filiera e appalti. “In questi ultimi non vi è certezza che vengano adottate le stesse precauzioni come nei capofiliera, anzi, ne dubitiamo fortemente, eppure rimangono attivi, quando il buon senso consiglierebbe altro – sottolineano i sindacati – Sicuramente nei processi produttivi la presenza oggi è minore grazie agli strumenti ottenuti dal confronto tra Parti Sociali e Governo, che trova riscontro nei DPCM di questi giorni, ma non copre la totalità dei lavoratori che, visti i numeri della pandemia, hanno giustamente paura di recarsi al lavoro, nonostante le misure di prevenzione adottate. La ragione e l’interesse per la tutela della salute pubblica imporrebbe altre scelte anche per non rischiare di mettere sotto stress le strutture sanitarie locali”.
Fiom, Fim e Uilm ritengono dunque che i costi della crisi già si scaricano sui lavoratori, anche in tempo di emergenza sanitaria. “Rinnovi di gare di appalto dove la logica del ribasso abbasserà salario e tutele dei lavoratori coinvolti con nuovi soggetti imprenditoriali che si aggiudicano i servizi applicando Ccnl non firmati da Cgil, Cisl e Uil, con anche il rischio di riduzione degli stessi livelli occupazionali. Aziende parte di filiere essenziali e strategiche ma che propongono la stessa ricetta di sempre, ed a pagare tocca ai lavoratori. Nel complesso industriale più importante della provincia per numeri e tradizione, non si erano mai registrati in passato questi atteggiamenti di non corrette relazioni sindacali, neanche nei momenti più difficili. Tra qualche tempo faremo i conti con i costi di questa emergenza sanitaria ed andremo a verificare questa strategicità o essenzialità quando magari chi oggi ha sostenuto necessario rimanere aperti magari con la stessa preoccupazione sosterrà che siamo in troppi”.
“Sappiano che non cederemo a ricatti e continueremo a lottare, grazie al gran lavoro degli RLS e dei delegati della RSU, e con il contributo dei lavoratori, che ringraziamo pubblicamente per il sostegno dato, perché le difficoltà di questo difficile e tragico momento non ricadano sempre sulle spalle dei soliti: i più deboli” conclude la nota.