Mattinata di sciopero allo stabilimento Abb di San Giovanni, dove dalle 9 alle 11 i lavoratori hanno incrociato le braccia davanti ai cancelli dell’azienda insieme ai rappresentanti delle sigle sindacali. L’azienda valdarnese sta per attuare una riorganizzazione alla luce delle difficoltà che sta vivendo e che vedrà la cessazione di oltre 130 contratti di lavoro in somministrazione da qui a metà del prossimo anno.
“L’obiettivo della manifestazione – sottolinea Ilaria Paoletti, Segretaria Fim Cisl di Arezzo – è riaprire il tavolo di confronto con l’azienda per ragionare insieme di come uscire da questa situazione. Attualmente non è chiaro come l’azienda intenda procedere, la nostra richiesta di aprire una cassa integrazione per tutti i lavoratori è stata al momento rigettata. Per noi – spiega Paoletti – la cassa integrazione era lo strumento più idoneo per gestire il momento di crisi evitando di disperdere il know how e di impattare negativamente su un territorio già provato da altre crisi. In più, una scelta di questo tipo avrebbe dimostrato la volontà di gestire insieme, azienda e sindacato, le prospettive e le soluzioni possibili. La scelta dell’azienda ci preoccupa e per questo – conclude Paoletti – riteniamo opportuno chiedere un tavolo istituzionale con Regione Toscana e Ministero”.
Fim e Felsa Cisl da tempo monitorano la situazione, che invece di andare a migliorare è peggiorata. Se prima era stata ipotizzata una potenziale ripresa da settembre di quest’anno è stata poi spostata a settembre del prossimo anno. Non si esclude inoltre che i tagli possano riguardare, nei prossimi mesi, non solo i 130 contratti in somministrazione, ma anche un 10-15% di personale diretto. “I lavoratori e le lavoratrici in somministrazione rappresentano per Abb E-Mobility il motore della produzione dello stabilimento – incalza Silvia Casini referente Felsa Cisl Arezzo – ed hanno contribuito in modo fondamentale ai risultati importanti ottenuti in questi anni: senza di loro ad oggi, la produzione sarebbe come una batteria completamente scarica. Troppo facilmente si crea l’automatismo tra un periodo di difficoltà e la cessazione dei contratti in somministrazione, mentre questa non può essere un’equazione. Contestiamo fortemente questa prassi – conclude Casini – perché essere parte integrante di un’azienda vuol dire affrontare insieme anche le problematiche”.