A seguito della dichiarazione di fallimento dell’azienda, i lavoratori della Cotto Pratigliolmi di Faella si sono riuniti ieri con i rappresentanti delle sigle sindacali per fare il punto sulla situazione. Nel corso dell’assemblea organizzata al Circolo Arci di Faella i sindacati hanno illustrato i passi da compiere dopo l’incontro avuto con il curatore fallimentare.
“Dovremo verificare presso il Ministero la possibilità o meno di proseguire la cassa integrazione straordinaria, che abbiamo dal febbraio scorso – ha spiegato Maurizio Conte, Fillea Cgil – Il curatore ci ha detto che ancora non ha ricevuto nessuna manifestazione di interesse, nessuna richiesta di esercizio provvisorio dell’attività, ma si è reso disponibile a seguirci nella tutela dei lavoratori. Se c’è la possibilità e se non ha costi eccessivi per il fallimento portare avanti la cassa integrazione e in subordine se il ministero non ce lo concede si ricorrerà poi ai licenziamenti”.
“Ci muoveremo per verificare se questi lavoratori possono stare in cassa integrazione. Secondo il curatore questi presupposti non ci sono in quanto l’azienda ha i sigilli, non c’è nessuna manifestazione di interesse e non c’è continuità aziendale poiché manca anche l’esercizio provvisorio – il commento di Gilberto Pittarello, Cisl – Noi abbiamo chiesto su questo l’ufficialità, con il curatore che chiederà un parere sulla cassa a chi di dovere. Fatto sta che sussiste un altro problema: qualora fosse accettata la cassa integrazione c’è comunque un parere vincolante dei giudici. La procedura ha dei costi in prosecuzione del Tfr che matura, quindi se il Ministero dicesse di sì, ma il giudice dicesse di no, non ci sarebbe la possibilità di continuare con conseguente licenziamento dei dipendenti. Se avremo entrambi i pareri positivi, i lavoratori rimarrano in cassa integrazione fino al 2020”.
Aspetto importante emerso dal confronto con il curatore è quello legato al possibile interesse di un soggetto industriale, in quanto l’affitto del ramo d’azienda sarà possibile solamente a fronte di una fideiussione di garanzia. Tra i possibili scenari presi in considerazione dai lavoratori, in ultima ratio c’è anche quello di costituire una cooperativa, sebbene i costi dell’azienda non siano certo indifferenti. “L’idea c’è della cooperativa – conclude Francesco Santacroce della Uil – c’è da capire le situazioni che si verranno a creare, dopodiché proseguiremo con la nostra strada”