“Dobbiamo fare i complimenti agli amministratori pubblici del Valdarno fiorentino e anche alla Regione Toscana. Finalmente sono riusciti a completare il piano ideato all’inizio degli anni Novanta. Ora l’Ospedale per acuti di Figline non esiste più. Un ospedale senza Pronto soccorso, di fatto non è più un ospedale in grado di curare le emergenze”. Con queste parole il Comitato, nato nel 1995 per difendere il presidio ospedaliero del Valdarno fiorentino, prende atto della situazione che si è determinata a Figline, dopo la chiusura del Pronto Soccorso, l’ulteriore riduzione di posti letto e lo smantellamento di molti reparti.
“Solo grazie alla lettera di protesta inviata dal Calcit all’Azienda sanitaria – afferma ora il Comitato – abbiamo tristemente scoperto che era stato dirottato a Firenze anche l’ecografo donato al Serristori con il contributo dei cittadini valdarnesi. Drammatico, poi, l’elenco fatto dal sindacato Cobas in merito ai reparti ospedalieri che sono letteralmente spariti dal presidio di Figline, ormai ridotto al ruolo di una clinica che fa solo piccoli interventi a cottimo di chirurgia programmata a bassa complessità: ernie, unghie incarnite e poco altro”.
“Tutto ciò avviene senza che i nostri sindaci provino il pur minimo senso di vergogna – aggiunge il Comitato per il Serristori – Sono gli stessi che, soltanto qualche mese fa, avevano assicurato che dopo la fine dell’emergenza Covid, il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Figline sarebbe ritornato ad operare h24 ripristinando la struttura in grado di affrontare le emergenze. Ora che la struttura è stata completamente smantellata non fanno neanche il viso rosso per l’umiliazione pubblica subita. Del resto sono gli stessi amministratori che, con tanto di fascia tricolore, comparivano nei video e nelle foto davanti alla Bekaert, assicurando il loro impegno per risolvere la crisi. Sappiamo tutti com’è andata a finire. La vicenda Bekaert e quella del Serristori hanno in comune un fiume di discorsi inutili e un mare di promesse non mantenute”.
“La chiusura del Pronto Soccorso provoca danni su vari livelli – specifica il Comitato – non solo priva i cittadini di una struttura di prossimità in grado di salvare la vita, ma produce ripercussioni anche su altri aspetti, non meno importanti. I circa 15.000 accessi al Pronto Soccorso che furono registrati al Serristori nell’ultimo anno pre-pandemia (2019), adesso dovranno gravitare su altre strutture, per cui i cittadini subiranno inevitabili disagi e allungamento dei tempi. Inoltre il problema innescato dallo smantellamento operato al Serristori riguarda anche l’economia locale. L’altissimo numero di accessi al Pronto Soccorso di Figline si comprende solo se si considera la presenza di circa 780.000 turisti registrati nel 2019 nel Valdarno Fiorentino, che si sono sommati ai 48.000 residenti nei tre comuni della nostra vallata. Molti utenti registrati nel 2019 al Serristori erano infatti dei turisti italiani e stranieri che usufruivano di questo servizio aggiuntivo offerto loro dal territorio che stavano visitando. Adesso i titolari di alberghi, campeggi, agriturismi e bed and breakfast, dovranno spiegare ai loro clienti che da ora in poi si dovranno arrangiare, cercando soccorso in altri luoghi. Di tutto questo sappiamo chi ringraziare”.
“Stiamo attendendo la risposta del Prefetto – ricorda infine il Comitato – al quale, mesi fa, era stata palesata la situazione altamente critica che si era determinata in Valdarno a seguito dei provvedimenti adottati dall’Asl, giustificati come una riorganizzazione, ma che di fatto mettono in discussione il diritto alla salute delle popolazioni locali. Alcune situazioni a rischio, che erano state paventate per il periodo estivo, purtroppo si sono poi verificate, producendo soltanto l’inevitabile dibattito sulle pagine dei giornali. Quindi, se in futuro dovessero verificarsi eventi luttuosi, dovranno essere ricercate eventuali responsabilità. E non solo sul piano politico e amministrativo”.