“Chiediamo al Presidente della Regione riposte certe sul futuro della sanità toscana, pilastro della democrazia e conquista sociale irrinunciabile”. È questa la richiesta che il sindaco di Montevarchi Silvia Chiassai Martini lancia in un documento che sarà inviato all’attenzione di Eugenio Giani. Il testo è condiviso con le rappresentanze sindacali della provincia di Arezzo di FP Cisl, FP Uil, Nursind Arezzo e “Comitato Oss 2021”: si tratta di una sintesi dell’incontro che si è tenuto a Montevarchi in data 7 aprile 2023, in occasione della Giornata Mondiale della Salute per fare il punto sulla condizione della sanità regionale.
Il primo cittadino quest’oggi ha affrontato anche il tema dell’ospedale della Gruccia, tornando a evidenziare come dopo la chiusura del Serristori di Figline al pronto soccorso di Montevarchi si registrino 140 accessi giornalieri. “Numeri insostenibili – ha ribadito Chiassai Martini – Si vanno poi a togliere i posti letto alla neurologia e sembra che dal 1 giugno il reparto venga ridotto a servizio di day hospital. La psichiatria, inoltre, sarà probabilmente depotenziata. Insomma Non c’è la volontà di potenziare questo ospedale”.
Un concetto che ritorna chiaro anche nel documento sottoscritto con le rappresentanze sindacali, dove si legge come “carenza di personale, risorse insufficienti e mal spese, criticità croniche nei servizi erogati e un progressivo depotenziamento degli ospedali, hanno condotto la sanità toscana verso una crisi senza precedenti che temiamo stia portando inesorabilmente a un punto di non ritorno”. “L’ immobilismo di fronte ad una situazione che non è più sostenibile, né da parte dei sanitari, né dei cittadini, sta trasformando il diritto costituzionale e universale alla “tutela della salute” in un privilegio per pochi che lascia indietro le persone più fragili e svantaggiate”.
“Dopo aver chiamato “eroi”, medici, infermieri e operatori sanitari che hanno sorretto l’Italia dall’urto della pandemia, non c’è stata una conseguente azione politica seria, né nazionale, né regionale, che abbia rimesso al centro dell’agenda la sanità pubblica, l’efficacia e l’efficienza dei servizi ospedalieri e territoriali affinché si lavorasse per risolvere le gravi criticità fatte emergere proprio dal Covid. Assistiamo ormai da troppi anni, ad un’assenza di visione e di strategia politica, ad una gestione ordinaria che affronta solo i problemi contingenti, tagliando personale e servizi”.
Nella missiva, dove si fa riferimento alle recenti dichiarazioni del presidente Giani sulla grave difficoltà della sanità toscana e una sintesi delle iniziative del Governo per fronteggiare le criticità più urgenti denunciate dalle Regioni, Chiassai e le rappresentanze sindacali chiedono quali azioni intende attuare il governatore della Toscana. “Se la sanità toscana vuole tornare a primeggiare serve un deciso cambio di passo immediato, verso la valorizzazione del capitale umano, di quelle eccellenze ancora in essere che non possiamo permetterci di perdere, l’ottimizzazione delle risorse, la revisione totale dell’impianto dirigenziale, il ricorso alla meritocrazia, il ripensamento della territorialità, coinvolgendo anche il terzo settore” aggiungendo come “sia giunto il momento di ripensare ad un modello rivelatosi fallimentare, tornando invece ad una gestione provinciale della sanità, più attenta al territorio, con responsabilità di risultato e di bilancio in capo alle singole Asl ed una sanità territoriale che compensi e migliori la funzione svolta dall’ospedale”.
“Il tempo per la nostra sanità toscana è scaduto, non si può più pensare di intervenire sull’ordinario, serve una visione chiara del modello di sanità che vogliamo lasciare in eredità ai nostri figli. Questo richiede un vero Patto Politico che, prescindendo da ideologie partitiche e avvicendamenti di Governi, riconosca nel SSN un pilastro della nostra democrazia e una conquista sociale irrinunciabile, una nuova politica che riporti la nostra sanità a garantire i livelli essenziali ai cittadini in tutti i territori, anche nelle zone classificate come ‘periferiche o marginali'”.