È in atto proprio in queste ore il trasferimento verso le carceri di Civitavecchia e di Prato dei due malviventi arrestati in Germani e in Albania negli scorsi mesi di ottobre e novembre dai carabinieri di San Giovanni Valdarno nell’ambito dell’operazione “Ricavo”, blitz che ha portato i militari dell’arma sangiovannese lo scorso 7 ottobre a stroncare un ingente traffico di stupefacenti che aveva il proprio nucleo principale nel territorio valdarnese.
Ripercorrendo i fatti, all’epoca i due indagati per sfuggire alla cattura si erano rifugiati in Germania e in Albania, rispettivamente a Monaco di Baviera e a Valona. Il soggetto rifugiatosi di là dall’Adriatico era stato localizzato e catturato nel volgere di poche ore, grazie al perfetto coordinamento investigativo tra i Carabinieri di San Giovanni Valdarno e il collaterale organo di polizia albanese. L’uomo – di origini albanesi – aveva cercato di far perdere le proprie tracce sfruttando la rete di conoscenze di cui ancora disponeva nella propria terra natale, nascondendosi a Valona, un’importante città portuale di circa 200mila abitanti, nell’Albania meridionale.
Più arduo era stato rintracciare l’altro fuggitivo. Si tratta in questo caso di un pregiudicato cinquantenne, originario della provincia di Napoli, che, appena qualche giorno prima dell’operazione, aveva lasciato il territorio italiano. Già le prime acquisizioni investigative avevano consentito agli investigatori del Nucleo Operativo di formulare ipotesi sulla possibile presenza del catturando in Germania. Inizialmente, si pensava si fosse spostato in una cittadina nei pressi di Francoforte, dove avrebbe provato ad impiantare delle attività economiche. Le successive investigazioni, svolte in cooperazione col collaterale organo di polizia tedesco, grazie al coordinamento del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, avevano infine consentito di localizzare l’uomo e trarlo in arresto a Monaco di Baviera, presso la locale stazione centrale, ove era in attesa di un treno al binario 14-15 della stazione ferroviaria.
Adesso, nei prossimi giorni, i due indagati saranno messi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria di Arezzo. Si potrebbe trattare di un momento di importante approfondimento investigativo, che potrebbe aggiungere elementi cruciali al quadro indiziario già messo insieme dai Carabinieri della Compagnia di San Giovanni Valdarno con l’indagine “Ricavo”, un nome scelto in riferimento sia al grosso giro di denaro legato all’attività di spaccio che all’omonima località della frazione di Levane, nel Comune di Montevarchi, dove era collocato il quartier generale dell’organizzazione disarticolata il 7 Ottobre scorso.
Membri del sodalizio sono risultati diversi soggetti gravemente indiziati, a vario titolo, per i reati di concorso continuato e aggravato in detenzione ai fini di spaccio di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti del tipo “cocaina” e “marijuana”, approvvigionate tramite canali, perlopiù di nazionalità albanese, radicati in varie località della Toscana. Al vertice dell’organizzazione, un pregiudicato di origini lucane, con alle spalle già svariate condanne per delitti concernenti gli stupefacenti, trapiantatosi nel Valdarno alla fine degli anni 80, in seguito all’uccisione, in circostanze violente, del padre. L’operazione nell’arco di due anni di indagini ha portato ad effettuare 11 arresti in flagranza di reato – di cui 5 per spaccio di sostanze stupefacenti, e 6 per furto aggravato – a cui si aggiungono infine, i 9 provvedimenti cautelari emessi dalla Sezione G.I.P. del tribunale di Arezzo, eseguiti nella notte tra il 6 e il 7 ottobre.