I carabinieri del Comando Provinciale di Arezzo hanno tratto in arresto alle prime ore dell’alba di questa mattina un giovane di diciotto anni, ritenuto l’autore del grave atto vandalico ai danni della caserma di Pergine. L’episodio risale allo scorso gennaio, quando nella notte tra il 6 e il 7 è stata lanciata una bottiglia molotov contro il muro perimetrale della struttura che poi ha determinato l’incendio di un’autovettura di servizio dei militari dell’Arma, un gesto che ha determinato la completa distruzione del veicolo e gravi danni alla facciata della caserma stessa.
I carabinieri hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Arezzo, su conforme richiesta della Procura della Repubblica che ha pienamente concordato le risultanze investigative. Un’indagine complessa e laboriosa che, anche attraverso attività tecniche, ha consentito di accertare che il giovane, poche ore prima dell’attentato, avesse fatto un sopralluogo nell’area circostante la caserma per adottare le contromisure più opportune per neutralizzare il sistema di videosorveglianza. Per rendere meno sospetta la sua presenza nei pressi della struttura durante la ricognizione, il giovane ha adottato un semplice escamotage cioè quello di effettuare una lunga telefonata con il suo cellulare (risultata poi indirizzata al 119, il numero di servizio clienti Tim), durante la quale cercava di individuare il luogo migliore da cui effettuare il lancio della molotov.
Bottiglia incendiaria che, come emerso dalla ricostruzione dei militari dell’Arma, è stata riempita con della benzina acquistata dal giovane in un distributore di carburante poco distante e privo di videosorveglianza. Il soggetto avrebbe raggiunto in motocicletta la stazione di servizio dove ha riempito appunto una piccola tanica che poi, una volta portata a casa, è servita per preparare l’ordigno da scagliare contro la caserma. Le attività di intercettazione da parte delle Forze dell’Ordine hanno fornito ulteriori elementi a sostegno della tesi accusatoria nei confronti del giovane, in quanto è stato riscontrato un evidente mutamento nell’atteggiamento dei congiunti dell’indagato i quali, presa coscienza del fatto che il giovane fosse l’autore del gesto criminoso, hanno adottato una strategia fatta di reticenze e sviamenti volta a tutelarlo.
Lo stesso ragazzo, infatti, ha confessato a conoscenti di famiglia le proprie responsabilità in merito al reato: da allora i familiari hanno iniziato a manifestare di continuo il timore che queste persone potessero riferire agli inquirenti il racconto dei fatti, al quale si era aggiunta la paura che la reità del giovane potesse emergere anche da alcune intercettazioni compromettenti intercorse all’interno della famiglia stessa. Ma cosa ha spinto il diciottenne a questo gesto? Puro risentimento nei confronti dell’Arma dei carabinieri, in particolar modo verso quelli di Pergine a causa delle diverse denunce da loro sporte a carico del soggetto per vari atti di teppismo di cui si era reso protagonista fin da quando era minorenne. Il giovane, in merito al recente episodio della caserma, risulta risulta indagato in ordine ai reati di “incendio”, “fabbricazione, detenzione e porto in luogo pubblico di armi da guerra” e di “scoppio di ordigno al fine di incutere pubblico timore e di attentare alla sicurezza pubblica”.