Tre piccoli blocchi di pietra incastonati nel marciapiede, ciascuno con una targa che porta inciso un nome: Margherita Prister, Paolo Melauri, Lea Melauri. Sono le Pietre d’inciampo in memoria della famiglia Melauri, posate davanti a quella che fu la loro ultima casa da persone libere, dalla quale vennero deportati nel dicembre 1943 per poi essere assassinati ad nel campo di concentramento di Auschwitz. Lì, nella frazione di Figline e Incisa del Brollo, si è celebrato stamani il Giorno della Memoria, la ricorrenza internazionale che commemora le vittime dell’Olocausto. Una cerimonia pubblica di cura e manutenzione delle Pietre che ha visto la partecipazione di tre classi delle scuole medie del territorio con gli studenti che, al termine degli interventi, hanno simbolicamente pulito e lucidato le Pietre, riportandole alla loro lucentezza originaria. Sono intervenuti Federico Cecoro, presidente del consiglio comunale, il sindaco Giulia Mugnai, il presidente dell’Anpi – Sezione Aronne Cavicchi di Figline, Cristoforo Ciracì, Micol Tinelli in rappresentanza della Comunità ebraica di Firenze e lo storico Gianni Sestucci, che ha ricostruito la vicenda della famiglia Melauri.
I Melauri erano una famiglia ebraica originaria di Leopoli, nell’odierna Ucraina. Vivevano a Trieste, dove all’inizio degli anni Venti acquisirono la cittadinanza italiana rinunciando al cognome originario, Goldfrucht, per italianizzarlo, appunto, in Melauri. Le leggi razziali introdotte dal regime fascista nel 1938 sconvolgono però le loro vite. Paolo perde la cittadinanza, i figli Tullio e Aldo vengono allontanati dalla scuola pubblica. Nell’estate 1943 sono costretti ad allontanarsi da Trieste per trovare riparo nella campagna figlinese, dove possedevano un appezzamento di terreno. Scopriranno presto che neanche lì sono al sicuro. L’antivigilia di Natale, il 23 dicembre 1943, vengono prelevati dalla casa nella quale non faranno più ritorno. I figli Tullio e Aldo riescono però a salvarsi fuggendo pochi attimi prima dell’arresto. Tullio rimarrà in Italia, mentre Aldo si trasferì in Israele dove prese il nome ebraico di Eldad Hadar. I discendenti della famiglia Hadar sono stati coinvolti dal Comune fin dal principio nell’iniziativa di posa delle Pietre d’inciampo, alla quale hanno assicurato il loro pieno appoggio.
In occasione del Giorno della Memoria, la Biblioteca comunale “Marsilio Ficino” di Figline ha allestito uno scaffale tematico con una selezione di libri utili ad approfondire il tema dell’Olocausto e alcune fotografie che testimoniano l’orrore dei campi di sterminio. “Prendersi cura di queste Pietre vuol dire prendersi cura della Memoria, mantenerla viva, farne un momento fondativo della nostra civiltà – hanno dichiarato il sindaco di Figline e Incisa, Giulia Mugnai, e il presidente del consiglio comunale, Federico Cecoro – Le Pietre d’inciampo ci ricordano che nessun luogo è al riparo del male, che l’incubo del nazismo non è una vicenda relegata ai libri di storia ma il frutto di una precisa volontà dell’uomo che ha tracciato il suo segno di sangue anche qui, accanto alle nostre case. Le istituzioni devono essere un presidio di Memoria. Abbiamo il dovere civico di coltivare il ricordo delle vittime e tenere viva la testimonianza dei sopravvissuti, trasmettendola alle nuove generazioni. Per questo siamo particolarmente felici di aver assistito alla partecipazione di tanti studenti delle nostre scuole, che ringraziamo, a questo Giorno della Memoria”.