Continuano ad essere giorni di preoccupazione per i lavoratori della Fimer. Una sensazione che emerge chiaramente dall’assemblea dei lavoratori convocata pubblicamente questo pomeriggio in piazza della Repubblica a Terranuova Bracciolini. La fine del 2021 avrebbe dovuto fornire chiarimenti rispetto al futuro dello stabilimento valdarnese, dei suoi dipendenti e di quelli dell’indotto, invece i recenti riassetti del management della società – dimissioni del consiglio di amministrazione e nomina di un amministratore unico – non fanno altro che far sorgere ulteriori dubbi. E il tempo stringe. Le uniche certezze, ad oggi, riguardano due appuntamenti: una nuova convocazione al Mise fissata per l’11 gennaio e la due-giorni di presidio, con possibilità di diventare permanente, in programma per domani e per il primo gennaio.
“Vogliamo far continuare a respirare alla cittadinanza il problema che sta vivendo la fabbrica che è parte integrante della comunità – ha dichiarato Alessandro Tracchi, Fiom Cgil – La situazione è sempre allo stato di partenza anzi, con delle aggravanti. Ci eravamo lasciati, dopo la manifestazione di fine novembre, con un incontro al Mise che prevedeva una road map come la presentazione di un bilancio, il raggiungimento di un accordo con un nuovo investitore entro la metà di gennaio e da lì lo sviluppo del piano industriale presentato in sede istituzionale alla Regione. Nell’incontro del 23 dicembre abbiamo appreso cose completamente nuove: questa road map non c’è più, il consiglio di amministrazione si è dimesso nominando un amministratore unico che chiede altri 60-90 giorni di tempo per un piano attuativo. Questo per noi è un segno di irresponsabilità e di condannare il futuro dello stabilimento e di tutte le persone coinvolte, indotto compreso, allo spegnimento lento della fabbrica, a dispetto di un settore che vede la crescita dei suoi volumi di lavoro con spazi di mercato che dovrebbero garantire alla società una situazione ben diversa: no cassa integrazione, ma lavoro”.
“Fin dall’inizio avevamo indicato che ci poteva essere un problema di liquidità da parte di un’azienda italiana che non aveva tutte le capacità di investimento che sono necessarie in questo settore – ha commentato Davide Materazzi, Uilm – Il riassunto è che sono stati acquisiti gli ordini, ma i lavoratori sono spesso e malvolentieri in cassa integrazione e questo cambio di scenario, dimissione del Cda, un nuovo amministratore unico, dà ulteriore incertezza perché ogni cambio societario, pur rimanendo la stessa proprietà, si riparte nuovamente daccapo nell’affrontare la situazione. Per questo insistiamo per un ulteriore incontro al Ministero, i lavoratori non sanno più in che direzione andare: ci sono ordini, ma non c’è la capacità di rispettarli”.
“Insieme ai lavoratori alziamo l’asticella di lotta, portando avanti un presidio previsto per domani, il primo gennaio, senza escludere che possa diventare permanente – le parole di Ilaria Paoletti, Fim Cisl – Da ottobre a oggi abbiamo sollevato delle criticità, abbiamo fatto delle richieste, ma oggi siamo di nuovo punto e a capo perché o non sono state ascoltate o dalla proprietà stessa è stata rappresentata una realtà completamente disattesa. La proprietà ha fatto delle dichiarazioni durante l’incontro in Regione e al Mise in cui sosteneva l’arrivo di un investitore entro la fine di dicembre. Oggi non è così: abbiamo una proprietà inaffidabile, quindi chiediamo che si dimostri responsabile visto l’importanza che ha quest’azienda per la provincia di Arezzo e chiediamo inoltre al Mise che attenzioni da vicino questa vicenda”.
“Il Mise ci ha riconvocato come istituzioni, proprietà della Fimer e sindacati per l’11 gennaio – ha detto il sindaco di Terranuova Bracciolini, Sergio Chienni – Il tempo stringe, ci sono tante persone che dipendono da questo luogo di lavoro, una vera e propria pagina industriale per il Valdarno che impiega circa 450 persone e circa 300 nell’indotto. Ci tengo proprio a ricordare anche la situazione delle altre imprese del nostro territorio che servono Fimer e che continuano ad avere un esposto nei suoi confronti. Hanno ricevuto dei pagamenti, ma non sufficienti a colmare gli impegni che la Fimer aveva assunto. Ci aspettiamo delle risposte da parte della proprietà, ma i segnali rimangono gli stessi: bilancio 2020 non approvato, cambio nella governance con lo scioglimento del Cda e la nomina di un amministratore unico, produzione che subisce ancora forti rallentamenti, dipendenti che stanno usufruendo del contratto di solidarietà. Una situazione che, se non si stringono i tempi, desta delle forti preoccupazioni”.
Una situazione che dentro alla fabbrica i lavoratori definiscono “critica”, come riporta il delegato Rsu Fimer Marco Mugnai. Vista dall’interno “la situazione è ancora più preoccupante perché stiamo toccando con mano il reale momento che stiamo attraversando. Reparti fermi perché non ci sono materiali per produrre, persone con contratto di solidarietà a casa, è tutto molto difficile. La preoccupazione è che i clienti che aspettano la consegna delle commesse decidano di lasciarci preferendo altre aziende, a questo si aggiunge il tempo tecnico che ci auspichiamo serva per risolvere la situazione”.