Un incontro con il sindaco, per cercare di riportare i riflettori nuovamente su una vertenza che vede ora più che mai seriamente a rischio il posto di lavoro di 53 persone. È una situazione complicata quella della Cotto Pratigliolmi, storica azienda faellese specializzata nella produzione di cotto nobile toscano. Nei mesi scorsi sembrava vicino un accordo che consentisse il proseguo dell’attività della fornace, ma gli eventi delle ultime settimane hanno drasticamente cambiato lo scenario come hanno spiegato i rappresentanti delle sigle sindacali e della Rsu che stamattina hanno incontrato il primo cittadino di Castelfranco Piandiscò, Enzo Cacioli, ed alcuni rappresentanti del Consiglio comunale.
“L’azienda dal luglio scorso è in liquidazione, ma a fine ottobre si è presentato un soggetto imprenditoriale che ha manifestato interesse per l’affitto dell’azienda, costituendo una nuova società e ripartire con la produzione – spiega Fabrizio Conti, Fillea Cgil di Arezzo – A dicembre siamo stati ricevuti al tavolo di crisi della Regione Toscana e successivamente a quello del Mise dove il 16 gennaio abbiamo sottoscritto l’accordo per la Cigs, tutto questo mentre portavamo avanti le trattative con l’imprenditore con il quale avevamo trovato un accordo soddisfacente. Fino a febbraio, quando è stata pignorata una parte di magazzino a cui è seguito lo scorso 15 marzo il blocco dei conti correnti da parte della Guardia di Finanza a causa di un mancato pagamento dell’Iva negli ultimi anni. Un cambiamento di scenario che purtroppo ha portato il soggetto interessato, l’unico, a fare un passo indietro”.
Nel frattempo la proprietà ha avviato le procedure di fallimento e lo scorso 1 aprile i lavoratori dell’azienda si sono visti recapitare le comunicazioni per la procedura di licenziamento collettivo. Una situazione inaccettabile per i sindacati e i lavoratori che nel corso della conferenza hanno sottolineato più volte come la Pratigliolmi, nonostante le difficoltà, sia comunque un’azienda che lavora: “Riteniamo che un’azienda che ha un fatturato di 4 milioni di euro non possa chiudere – spiega Gilberto Pittarello della Filca Cisl Toscana – È vero che dal 2010 si parla di una crisi del settore, ma i lavoratori hanno già utilizzato tutti gli ammortizzatori sociali e fatto grandi sacrifici per salvaguardare questi posti di lavoro. Questo venerdì al Mise chiederemo delle verifiche tecniche per il mantenimento della Cassa integrazione per cessazione di attività, altrimenti per i lavoratori si apriranno le prospettive della Naspi”.
In aggiunta i sindacati hanno evidenziato l’intenzione di richiedere un incontro urgente anche al Prefetto di Arezzo per cercare di individuare una soluzione, tenendo conto anche del fatto che l’azienda comunque ha pagato finora gli stipendi di tutti i lavoratori, lasciando indietro il pagamento dell’Iva, appunto. “Oggi siamo qui perché vogliamo che il grido d’aiuto che rivolgiamo alle istituzioni non diventi un grido di dolore – spiega Luciano Calemme, Feneal Uil Arezzo – Ci sembra impossibile chiudere una fornace che dal ’61 ha dato da vivere a delle famiglie fino a oggi. Evitiamo una tragedia umana e sociale per questo territorio”. “Il nostro stato d’animo è chiaramente quello di avere l’amaro in bocca – aggiunge Daniele Zoppi, delegato sindacale – abbiamo speso anni per mantenere un’occupazione nonostante una forte crisi”.
Non sono mancate parole di supporto da parte dell’Amministrazione comunale: “Il nostro sostegno sarà totale, come quello delle altre Amministrazioni locali – commenta il sindaco Cacioli – Tutto quello che è nelle nostre possibilità lo faremo, come nelle varie fasi di questa vicenda”. “Ci siamo battuti insieme in questi mesi e continueremo a farlo – ha aggiunto Marco Morbidelli, capogruppo dell’opposizione – Come fatto in precedenza, torneremo anche a coinvolgere la Presidente della Provincia di Arezzo, che prendo l’occasione di ringraziare perché già in precedenza ci aveva affiancato”.