C’è la convocazione ministeriale per il tavolo della vertenza Bekaert. L’incontro è fissato per venerdì 30 aprile, quando alle 12:30 in videoconferenza al Mise si riuniranno i rappresentanti della Regione Toscana, le sigle sindacali, l’azienda belga, l’advisor Sernet, Invitalia e il sindaco di Figline e Incisa. “Ringrazio il Governo per aver ascoltato e accolto la nostra richiesta, rimediando all’errore di non avere inserito il tavolo di Bekaert tra quelli convocati al Mise. Naturalmente ora ci aspettiamo fatti concreti – ha dichiarato Valerio Fabiani, consigliere del presidente della Regione Eugenio Giani per le crisi aziendali e il lavoro – La Toscana è pronta a fare la sua parte, come sempre”.
Sulla tanto attesa e sollecitata convocazione interviene anche il sindaco di Figline e Incisa, Giulia Mugnai, che nel frattempo ha inviato una lettera indirizzata al segretario del Partito Democratico Enrico Letta e al vicesegretario con delega al lavoro, Giuseppe Provenzano. “Venerdì sarà fondamentale che l’azienda accetti il prolungamento degli ammortizzatori sociali così da guadagnare tempo affinché si arrivi ad una proposta di reindustrializzazione vera, reale, che metta in sicurezza i 120 lavoratori ancora in carico alla vertenza e garantisca al contempo la ripartenza dello stabilimento – commenta il primo cittadino – La ex Pirelli è sempre stata un simbolo dello sviluppo economico del territorio”.
“Tutti a Figline hanno avuto almeno un fratello, un nonno, uno zio “pirellino” – prosegue Mugnai – Il Valdarno è cresciuto negli anni insieme alla fabbrica e, se non si troverà una soluzione concreta per farla ripartire, si condannerà all’impoverimento un territorio intero. Questo, da cittadina e da sindaca, non posso accettarlo. Per questo continuo a chiedere alla politica tutta di occuparsi della Bekaert. Ho deciso di scrivere al segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, e al Vicesegretario con delega al lavoro, Peppe Provenzano, perché la fabbrica e la nostra città non possono essere abbandonati, perché credo che il Pd debba tornare ad occuparsi davvero di lavoro. Dobbiamo continuare la battaglia perché il 1 maggio, anche per il nostro territorio, possa essere una festa e non una beffa, dal momento che solo tre giorni dopo 120 lavoratori rischiano di perdere il loro posto di lavoro”.
Nella missiva, il sindaco di Figline e Incisa ripercorre quella che è la storia della fabbrica di via Petrarca, sottolineando come si tratti di “un luogo di sviluppo da 60 anni”. Una realtà che negli anni ’80 contava 1500 persone occupate tra operai e impiegati, un numero arrivato a 318 nel 2018 anno in cui il 22 giugno “la multinazionale Belga, che 4 anni prima aveva acquistato lo stabilimento, ha inviato a casa dei lavoratori 318 lettere di licenziamento. All’improvviso, una mattina, mentre molti di loro erano regolarmente in turno. Quella multinazionale, che aveva chiesto ai lavoratori di insegnare il loro mestiere al resto del mondo, decideva di andarsene da Figline portandosi via competenze e futuro. In 10 minuti, una mattina, si cambiavano le sorti di una città. Da lì è cominciata una incredibile battaglia da parte dei lavoratori: volantinaggi, manifestazioni, presidi”.
“Oggi per la vertenza non abbiamo all’orizzonte certezze sulla reindustrializzazione, mentre abbiamo una scadenza. Il 4 maggio, se Bekaert non accetterà di prorogare gli ammortizzatori, scadrà il termine per i licenziamenti. Mancano 10 giorni. Un conto alla rovescia che fa male al cuore di tutta la nostra vallata, ma che soprattutto è la amara prospettiva dei 120 lavoratori ancora in carico alla vertenza. Se i licenziamenti non sono ancora avvenuti, in questi anni, è merito degli operai e della loro battaglia, fatta per il loro posto di lavoro, ma anche e soprattutto perché non si strappasse al territorio questo luogo di sviluppo. Oggi i lavoratori sono stanchi, impauriti e rischiano anche di sentirsi soli, abbandonati”.
“Io credo che il Partito Democratico (noi) dovrebbe (dovremmo) essere lì con loro, a trovare soluzioni perché il territorio non si impoverisca – prosegue Mugnai – A Figline e Incisa abbiamo bisogno di una concreta soluzione di reindustrializzazione, perché i 120 lavoratori possano essere riassorbiti e affinché lo stabilimento non resti un cimitero di cemento di 60.000 metri quadrati in mezzo alla città, affinché non resti una ferita aperta dal punto di vista ambientale e urbanistico. Il nostro territorio altrimenti resterà un deserto, che sempre più si svuota di presidi e servizi, un dormitorio, una periferia. Serve però anche che il centrosinistra torni credibile, capace di mettere in campo in Toscana, come nel resto d’Italia, un impegno pubblico forte, non dettato dagli interessi di bottega, ma dalle effettive necessità dei territori, in una visione ampia”.
“Ci sono battaglie simboliche di fronte alle quali non bastano i post, i tweet o la buona volontà di mettersi idealmente dalla parte giusta. Serve un’azione pratica, un segnale che permetta alle persone di dire che, sì, magari si è perso, però si è giocato a viso aperto e si è tentato il massimo fino alla fine. Spero che il Partito Democratico di oggi e di domani torni ad occuparsi soprattutto di questo e credo che quella per salvare la Bekaert debba essere una battaglia necessaria, una occasione utile per cambiare rotta. Il tempo è poco, pochissimo, ma dobbiamo farcela” conclude il sindaco di Figline e Incisa.