Un anno, oggi. Sono passati esattamente 365 giorni da quel 22 giugno 2018, data in cui i dirigenti dell’azienda multinazionale Bekaert annunciarono la chiusura dello stabilimento ed il licenziamento dei suoi 318 dipendenti, più quelli dell’indotto.
Questo pomeriggio un gruppo di lavoratori si è riunito di fronte ai cancelli della fabbrica di via Petrarca, un modo per mantenere i riflettori accesi su questa vertenza e sul processo di reindustrializzazione dell’intera area che al momento sta procedendo a rilento e sul quale, ad eccezione della possibile costituzione di una cooperativa di lavoratori, non si hanno notizie certe.
“Questo è un anniversario che fa riemergere tutta la rabbia di quel momento – ha commentato il sindaco di Figline e Incisa, Giulia Mugnai – Veniamo da una battaglia che i lavoratori hanno portato avanti in maniera intensa per ottenere dei diritti, è arrivato anche dal Governo una misura importante, la reintroduzione della cassa integrazione per questi lavoratori fino al 31 dicembre 2019. Vogliamo lavorare in questi mesi che abbiamo davanti affinché arrivino nuovi investitori che possano far rivivere questo luogo di lavoro”.
“Se ci guardiamo indietro di cose ne sono state fatte tante, ma ora viviamo una fase di stallo – spiega Gianni Tarchi, della Rsu Fiom – Siamo in attesa della convocazione al Mise, che come concordato era prevista per il 20 di giugno, al momento non c’è niente. Nel frattempo il comitato promotore ha dato mandato alla Legacoop Toscana per mettere in campo un tecnico e valutare se ci siano i presupposti per la costituzione di una cooperativa di lavoratori”.
“Viviamo in questa sorta di stallo, di limbo. È dura e non fa bene alla vertenza – ha spiegato Davide Vannini, dipendente dello stabilimento – Molti di noi stanno perdendo le speranze, cercando altri posti di lavoro. Se avessimo notizie in più, se sapessimo come si sta muovendo la vertenza potremmo agire in maniera diversa. Per questo c’è bisogno di rialzare un po’ i riflettori sulla nostra causa”. E i lavoratori lo stanno facendo, gridando con tenacia “siamo ancora qua”.