Lunedì 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria, data internazionale istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per commemorare le vittime della Shoah. Un momento per non dimenticare le terribili crudeltà di quel tempo a cui l’Amministrazione comunale di San Giovanni Valdarno, in collaborazione con il Valdarno Cinema Film Festival, ha scelto di adempiere a organizzando al Cinema Teatro Masaccio (luned’ 27 gennaio, ore 21:30) la proiezione del film “La chiave di Sara” (2010).
La pellicola diretta da Gilles Paquet-Brenner – tratta dall’omonimo romanzo di Tatiana de Rosnay e interpretata da Kristin Scott Thomas – racconta un episodio poco conosciuto della Shoah, il rastrellamento del Velodromo d’Inverno, avvenuto durante l’occupazione nazista di Parigi e ricordata come la più grande retata di ebrei condotta sul suolo francese durante il secondo conflitto mondiale. Furono 13.512 le persone imprigionate nel Velodrome d’Hiver e nel campo di internamento di Drancy, successivamente trasportate con il treno ad Auschwitz. Il film è tutto costruito su un incrocio di piani temporali e di vite umane: il presente che è quello della giornalista Julia Jarmond, a cui il caporedattore della rivista per la quale lavora affida un articolo sui fatti del Rastrellamento del Velodromo d’Inverno, ed il passato del rastrellamento nazista visto e raccontato con gli occhi Sarah Starzynski, una bambina di dieci anni la cui famiglia viene deportata nel campo di sterminio.
“La memoria di quanto è avvenuto nei campi di sterminio durante la Seconda Guerra Mondiale – ha dichiarato Valentina Vadi, sindaco di San Giovanni Valdarno – della deportazione e dello sterminio del popolo ebraico, sono un dovere morale che riguarda, ogni giorno, ciascuno di noi, ma tanto più le Istituzioni che hanno la responsabilità di tenere vivo quel passato drammatico, di far conoscere quello che è accaduto, perché il ricordo non si affievolisca con il passare del tempo, oppure, cosa ben peggiore, per impedire che qualcuno possa avanzare una narrazione ed una interpretazione dei fatti storici ‘mistificata’, tali da alimentare il peggiore populismo revisionista. Come scrisse Primo Levi, che visse in prima persona l’esperienza dell’arresto, della deportazione e della prigionia nel campo di sterminio di Auschwitz: “Ogni uomo civile è tenuto a sapere che Auschwitz è esistito, e che cosa vi è stato perpetrato: se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”.