Si è conclusa alle prime luci dell’alba di oggi, un’articolata indagine condotta dai carabinieri del Comando Provinciale di Arezzo – operazione denominata “Giglio” – che ha portato all’arresto su ordine della procura della Repubblica di Arezzo di cinque soggetti di origini palermitane e casertane, autori di tre rapine pluri aggravate effettuate nel gennaio 2020 in vari centri del Valdarno aretino. Il maxi blitz ha visto la sinergia dei militari dell’arma aretini e del Comando Provinciale di Palermo, intervenuti sia nel territorio valdarnese che a Balestrate, piccola cittadina costiera nel palermitano.
Le lunghe indagini, condotte dai carabinieri di San Giovanni Valdarno sotto il costante coordinamento della Procura della Repubblica di Arezzo, sono state avviate nel gennaio 2020, allorquando, nel volgere di 10 giorni, furono perpetrate, in ripetizione, ben tre rapine a mano armata, tutte commesse da un gruppo di 4 uomini incappucciati. Tutto ebbe inizio poco dopo le 19 di sera del 21 gennaio, quando il commando fece irruzione all’interno dell’esercizio commerciale denominato “Bar Sud Est” di Terranuova Bracciolini. Nella circostanza, i rapinatori, strattonando gli anziani titolari, li costrinsero a consegnare loro il contenuto del registratore di cassa, ammontante complessivamente a circa € 700, per poi darsi alla fuga a bordo di una berlina tedesca.
Nemmeno un’ora dopo, il copione si ripeté pressoché identico: gli stessi 4 uomini incappucciati fecero irruzione anche all’interno dell’esercizio commerciale denominato “Bar Il Bruco” di Loro Ciuffenna. Stavolta, i malviventi minacciarono addirittura il titolare con un taglierino, costringendolo a consegnare loro il contenuto del registratore di cassa, ammontante complessivamente a circa € 800, per poi darsi alla fuga sempre sulla stessa autovettura tedesca.
Poco più di una settimana dopo, il 29 gennaio, il terzo colpo per un bersaglio decisamente di livello superiore. Il gruppo, infatti, fece irruzione all’interno della filiale del “Monte dei Paschi di Siena” di Cavriglia. Nella circostanza, i rapinatori entrarono nell’istituto e, minacciando le 9 persone presenti, tra impiegati e clienti, con un taglierino, rimanendo all’interno fino all’apertura delle casse temporizzate, dalle quali riuscirono ad asportare ben € 102.000, per poi darsi alla fuga a bordo di un’autovettura, stavolta diversa da quella utilizzata negli altri colpi, successivamente risultata rubata a Montevarchi circa un mese prima.
Immediate le indagini del Nucleo Operativo e Radiomobile della compagnia carabinieri di San Giovanni Valdarno, con minuziosi sopralluoghi sulle scene dei crimini e da subito incentrate sull’analisi delle immagini immortalate dai circuiti di videosorveglianza degli esercizi rapinati, sulle indicazioni riguardanti le targhe delle autovetture utilizzate e dall’escussione dei testimoni. Due i dettagli su cui si sono concentrati subito i militari, decisivi per la prosecuzione delle indagini:
- l’autovettura utilizzata per le due rapine ai bar era la medesima, con il modello e il colore ricondotti subito a quelli di una macchina in uso ad un noto pregiudicato della provincia di Caserta, da qualche tempo gravitante in Valdarno;
- con riferimento alla rapina in banca, invece, dalle dichiarazioni dei testimoni fu presto chiaro che i rapinatori avevano eseguito un sopralluogo il giorno precedente, entrando all’interno della filiale con una motivazione del tutto fittizia.
Una volta avuto lo spunto iniziale, le successive investigazioni si sono sviluppate utilizzando tecniche investigative classiche, tra cui in primis l’espletamento di intercettazioni, analisi dei tabulati di traffico telefonico e delle celle radio-base, nonché servizi di osservazione, controllo e pedinamento degli indagati. Il complesso delle attività investigative ha così consentito di arricchire il quadro indiziario, permettendo di accertare che i colpi erano stati ideati da coloro, tra gli indagati, che vivevano stabilmente in Valdarno e che avevano visto la partecipazione della restante componente del commando, veri e propri “trasfertisti”, professionisti delle rapine, giunti appositamente da Palermo e provincia.
Nel corso dell’attività investigativa, per altro, i Carabinieri avevano già proceduto all’arresto di uno degli odierni cautelati, e denunciato un secondo in stato di libertà, in quanto trovati in possesso di 60 grammi di cocaina. A testimonianza del solido legame intercorrente tra i rapinatori – evidenziano i carabinieri della compagnia di San Giovanni Valdarno – le indagini hanno anche consentito di appurare che fra gli stessi vi era una sorta di supporto assistenziale. Nel momento in cui uno di loro, sospettando di essere stato identificato dagli investigatori, si era fatto prendere dallo sconforto, gli altri avevano cercato di rassicurarlo, minimizzandone i timori e ribadendo che, non appena possibile, avrebbero portato a termine degli altri colpi insieme. Uno degli arrestati è stato tradotto presso il carcere di Arezzo, mentre un altro si trova recluso presso il carcere di Palermo. Gli altri componenti del gruppo sono stati ristretti in regime di arresti domiciliari.