Due lunghi cortei, riunitisi a per chiedere a una sola voce certezze e garanzie sul futuro dello stabilimento e delle persone che vi lavorano. È quanto accaduto oggi pomeriggio in piazza della Repubblica a Terranuova Bracciolini, dove si è svolta la manifestazione organizzata dalle sigle sindacali di Fiom, Fim Cisl e Uilm a supporto dei dipendenti dello stabilimento Fimer e delle aziende dell’indotto. Insieme ai lavoratori anche tanti cittadini e le istituzioni, con i rappresentanti dei Comuni del Valdarno aretino e fiorentino e il capogruppo del Pd regionale Vincenzo Ceccarelli, per tenere accesi i riflettori su una vicenda che sta dettando preoccupazione.
Nel corso del comizio nel cuore di Terranuova è emersa una forte esposizione debitoria nei confronti di fornitori e terzisti, molti dei quali sono realtà valdarnesi e problemi con l’approvvigionamento delle materie prime che rallentano la produzione. Nonostante le rassicurazioni che lo stesso presidente Fimer ha fornito nei giorni scorsi, non manca tra la gente un diffuso senso di apprensione: parlando di cifre infatti, sono 450 i dipendenti diretti della Fimer, 20 interinali e circa 300 lavoratori dell’indotto per un totale di 800 persone legate direttamente e non ad una delle aziende leader del settore solar e della mobilità sostenibile.
“Siamo fortemente preoccupati per la tenuta dell’azienda e quindi vogliamo mandare un messaggio chiaro e univoco alla proprietà: se ci sono degli interventi economici da fare, che vengano effettuati, se ci sono eventuali investitori che si facciano avanti – le parole di Alessandro Tracchi della Fiom Cgil – Non possiamo permetterci di vedere questo stabilimento in rallentamento e soprattutto non vogliamo mettere a repentaglio 800 posti di lavoro in un momento in cui il mercato garantirebbe ben altre circostanze”. Le sigle sindacali chiedono inoltre di poter essere convocate al Ministero dello Sviluppo Economico, come spiega Ilaria Paoletti della Fim Cisl: “Chiediamo che le nostre preoccupazioni vengano ascoltate, quindi che ci sia la convocazione di un tavolo urgente al Mise affinché la situazione in cui versa l’azienda possa essere monitorata e darci un supporto con gli strumenti che il Ministero può mettere in campo per traghettarci fuori da questo momento. Noi oggi chiediamo ascolto”. “Tante parole ma niente fatti concreti – ha aggiunto Davide Materazzi della Uilm – I lavoratori dell’indotto non riscuotono gli stipendi da tempo e sono in cassa integrazione. Il rischio è che vada in default l’attività e che non ci siano quelle risorse di liquidità necessarie per portare avanti il lavoro. Gli ordini ci sono, ma mancano le liquidità per comprare i materiali e materie prime. All’interno di Fimer ci sono di media 100-150 lavoratori a rotazione in cassa integrazione, mentre nell’indotto sappiamo anche di 200 persone in cassa integrazione fisse, quelle che ora ci fanno più preoccupare”.
“Ci sono ritardati pagamenti, anche di somme importanti in quanto la proprietà parla di un’esposizione di 50 milioni di euro, molti dei quali del Valdarno e oggi siamo qui a supporto anche delle imprese dell’indotto del nostro territorio e non solo – ha commentato il sindaco di Terranuova Bracciolini, Sergio Chienni – Il paradosso è che il settore del solar è in forte crescita in tutto il mondo, vediamo i competitor crescere mentre la Fimer ha subito dei grossi rallentamenti. Se oggi non viene prodotto, tra sessanta, novanta giorni, quelli che sono di solito i termini di pagamento, l’azienda non incasserà quella liquidità necessaria per la continuità della sua azione. Siamo a uno snodo fondamentale: o la proprietà trova le risorse necessarie per rispondere a questi mancati pagamenti oppure lasci entrare nuovi investitori”. “L’azienda ci ha detto che in questi giorni salderà circa 1 milione e mezzo della quota dello scaduto che reclamano i fornitori e i terzisti valdarnesi, ma non è sufficiente per noi – prosegue il primo cittadino – La Fimer non può vivere sulle spalle delle piccole aziende del nostro territorio, quella liquidità serve a loro per pagare i lavoratori valdarnesi che hanno fatto il loro dovere e per programmare investimenti e l’approvvigionamento di materie prime. È importante fare uno sforzo tutti e portare la questione al Ministero dello sviluppo economico per prevenire quella che potrebbe essere una situazione difficile e complessa”.