Tornare a riaccendere i riflettori sulla questione dei lavoratori ancora disoccupati e sul recupero ambientale e sulla riqualificazione dello stabilimento. Sono questi i due principali temi affrontati stamattina durante il presidio organizzato di fronte ai cancelli della fabbrica Bekaert di Figline. L’iniziativa è stata organizzata dalle forze politiche della sinistra valdarnesi – Partito della Rifondazione Comunista, Partito Comunista Italiano e Potere al Popolo – alla presenza di alcuni ex dipendenti Bekaert e di un gruppo di lavoratori della Gkn di Campi Bisenzio che hanno voluto manifestare il proprio supporto alla vertenza, cittadini, associazioni e rappresentanti di Fiom e del sindacato di base Cub.
Diversi gli interventi che si sono susseguiti nel corso del presidio, iniziato poco dopo le 10. Il primo a prendere la parola è stato Enrico Carpini, consigliere metropolitano di Firenze e membro della segreteria provinciale del Partito della Rifondazione Comunista: “Quello che è successo qui rischia purtroppo di ripetersi, la reindustrializzazione in queste situazioni spesso è una chimera, per questo non bisogna spegnere i riflettori. Ancora oggi ci sono lavoratori che attendono e meritano una risposta da parte delle istituzioni a tutti i livelli, in secondo luogo quello che è accaduto qui non deve accadere altrove. Bisogna lottare per Bekaert, ma anche per tutte le altre realtà dove le delocalizzazioni rischiano di lasciare dei deserti alle loro spalle e territori impoveriti”.
“È bene ricordare a Regione e Comune il danno economico e sociale che ha subito la comunità valdarnese e quali potrebbero essere i problemi sanitari e ambientali che ne potrebbero scaturire – l’intervento di Gabriele Trivigno, del Partito Comunista Italiano – Il sito Bekaert non può diventare una cattedrale nel deserto in prossimità del centro cittadino. Vogliamo chiedere alle istituzioni cosa vogliono fare per salvaguardare questo sito produttivo e se verrà mai fatta la bonifica. Inoltre vogliamo risposte per una questione così delicata per la nostra comunità”.
“Non stiamo parlando solo di licenziamenti, ma anche posti di lavoro futuri, che danno valore per le generazioni di domani – Juri Landi, di Potere al Popolo – Purtroppo ad oggi non c’è stata quella risposta che era necessaria, l’unica che possiamo dare come classe lavoratrice è quella di uno sciopero generale e generalizzato. In Italia la questione salariale, insieme a quella delle morti sul lavoro e delle pensioni, pesa ancora tantissimo”.
“Questa vicenda non è ancora finita – le parole di Andrea Vignozzi della Fiom Cgil – far ripartire lo stabilimento è l’obiettivo principale, insieme a trovare un lavoro per tutte quelle persone che ancora non hanno ritrovato occupazione”. “Ogni volta che passo e vedo gli striscioni a terra mi sembra una cosa molto triste – il commento di Simone Fierucci, ex lavoratore dello stabilimento – Questo deve servirci da monito, tutto questo è quello che non deve succedere”. La serie di interventi è poi proseguita con quello di Vincenzo Spagnolo di Fronte di Lotta No Austerity, che ha riportato il messaggio di solidarietà inviato dai lavoratori dello stabilimento Pirelli di Bollate, anche loro in cassa integrazione da venti mesi, di Paolo Banci in rappresentanza della sezione Anpi di Rignano – Reggello e di Ivan Maddaloni del sindacato di base Cub.