È stata una seduta dall’esito interlocutorio, con poche novità significative rispetto al precedente incontro, quella che si è svolta ieri al Ministero dello Sviluppo Economico per la vertenza Bekaert. Presenti al tavolo della discussione, oltre alla delegazione dei sindacati di Fim, Fiom e Uilm, il vice capo gabinetto del Ministro Di Maio, Giorgio Sorial, il funzionario della Regione Toscana Paolo Tedeschi, la sindaca Giulia Mugnai, i rappresentanti di Bekaert e l’advisor Sernet.
Al momento sembrerebbero due le realtà industriali più avanti nel mostrare interesse verso lo stabilimento figlinese: da una parte un’impresa italiana, specializzata nella produzione del filo tubi, che ha già presentato un piano industriale, dall’altra il colosso bielorusso BMZ, un soggetto di cui si sa già da tempo, che però ancora non ha presentato nessuna progettualità. In entrambi i casi si parla di due realtà che reimpiegherebbero solo una novantina di lavoratori (con il gruppo italiano che in caso di nuove partnership finanziarie arriverebbe ad aumentarne il numero nel giro di 3 anni). Si è parlato anche della proposta della Cooperativa di lavoratori che nelle prossime settimane presenterà il suo piano. È emerso, inoltre, il recente interesse da parte di due possibili soggetti industriali dall’India.
Una cosa è certa, la preoccupazione principale da parte del primo cittadino e dei rappresentanti sindacali è il tempo, gli ammortizzatori sociali infatti termineranno il 31 dicembre. “Purtroppo nell’incontro di oggi, che ritengo insoddisfacente, non sono emerse novità significative rispetto a marzo – ha commentato Mugnai –. C’è la conferma che le opzioni più avanzate per la reindustrializzazione arrivano da due aziende, una italiana e una bielorussa, e ciascuna ricollocherebbero un massimo di 90 lavoratori sui 224 rimasti in cassa integrazione. Abbiamo quindi richiesto che il Tavolo presso il Mise venga convocato nuovamente entro la fine di settembre, in modo da conoscere quali sono le opzioni che, combinate assieme o integrate, possono dare una tutela a tutti i lavoratori. Le preoccupazioni continuano ad aumentare perché il tempo stringe e noi abbiamo la necessità di dare una risposta a quelle persone che sono coinvolte direttamente nella vertenza, ma anche a tutto il territorio: quello che chiediamo, infatti, è che siano create le condizioni per dare una prospettiva di sviluppo nel lungo periodo per salvaguardare i livelli occupazioni dell’intera vallata”.