Il futuro del design? All’insegna della sostenibilità. È questo il tema al centro del primo convegno che ha inaugurato la nuova stagione di incontri e iniziative della sezione fiorentina di A.I.D.I.A, l’associazione italiana donne ingegneri e architetti. Titolo dell’appuntamento “Green Design” che ha visto stamani nella sede di Artelinea, azienda valdarnese specializzata della produzione di prodotti d’arredo in vetro che ha ospitato il convegno, anche la presenza dei rappresentanti toscani di Aipi, ovvero l’associazione italiana professionisti interior designers.
Dopo i saluti del dottor Marco Gobbini di Artelinea e di Filippo Colucci (delegato toscano di Aipi), è stata la presidente di A.I.D.I.A. Firenze, l’architetto Mina Tamborrino, a illustrate i punti chiave della giornata riguardo l’applicazione di principi di sostenibilità in diversi campi (l’importanza di progettare interni ed edifici green, cos’è il green good design l’importanza di utilizzare i sistemi internazionali di rating di sostenibilità ambientale).
“Quest’anno apriamo la nostra annata sociale con una conferenza sulla sostenibilità – le parole dell’architetto Mina Tamborrino, presidente A.I.D.I.A. Firenze – Siamo reduci dal Salone del Mobile, dove sostenibilità è stata la parola chiave. Come A.I.D.I.A. vogliamo quindi evidenziare l’importanza di perseguire questo valore in ogni fase del lavoro: dalla progettazione, alla realizzazione e anche nell’uso di arredi e design all’interno delle abitazioni. Vogliamo essere professioniste attuali, contemporanee che guardano al futuro con consapevolezza e uno sguardo a 360 gradi verso la sostenibilità. Un evento di cui siamo molto orgogliose e per cui ringrazio sia l’azienda Artelinea per il supporto che ogni volta ci dimostra e anche l’associazione Aipi che ha voluto presenziare con il delegato toscano Colucci”.
“La nostra azienda presente sul mercato internazionale da sessant’anni con il convegno di oggi vuole promuovere una nuova cultura del prodotto – ha dichiarato Marco Gobbini, direttore commerciale di Artelinea – Per noi, il green design significa contribuire a un dibattito per uno sviluppo culturale che porti all’acquisto di prodotti realizzati da aziende che curano l’aspetto della sostenibilità. Una consapevolezza che, oltre agli obiettivi che si pone l’Europa e l’Agenda 2030, ognuno di noi deve sviluppare e in questo anche le aziende italiane come Artelinea hanno un ruolo”.
Relatori dell’evento, il professor Angelo Butti, l’architetto Laura Bati (che ha illustrato un esempio pratico di progetto “verde”, ovvero quello riguardante l’abbazia di Badia Settimo) e l’architetto Daniele Agostinelli, specializzato nel green interior design. “Il green design è una pratica che è nata relativamente da poco, ma sulla necessità di coniugare il mondo della progettazione con l’ambiente e la sua preservazione – spiega l’architetto Agostinelli – Una sensibilità che dalle grandi opere era necessario trasportare anche all’interno dei nostri edifici per migliorare la vivibilità degli spazi, quotidiani e lavorativi. Lo si fa utilizzando materiali naturali, riciclati, che non contengono sostanze dannose, a cui si aggiunge il discorso dell’energia: edifici che consumano meno, hanno dei costi di gestione e manutenzione minore quindi un aspetto da non sottovalutare”.
“Quello che ho portato è un caso studio particolarissimo a livello italiano, quello dell’abbazia di Badia a Settimo, un complesso monastico di oltre 700 anni di storia – illustra Laura Bati, architetto, socia Aidia e consigliere dell’Ordine degli Architetti di Firenze – Sono iniziati dei lavori di restauro, grazie all’intervento del cavaliere Nocentini, che si allineano con quelle dei padri fondatori della badia per rimetterla a servizio della comunità come cultura, sale per eventi, approfondimenti. L’abbazia è nata green a tutti gli effetti in quanto i padri fondatori avevano un innato senso della sostenibilità in quanto all’epoca gli edifici erano costruiti a misura delle comunità, senza surplus o sprechi. Siamo noi, professionisti di oggi, a voler capire quindi come i padri fondatori avessero creato questa meraviglia sostenibile, adeguandoci alle loro linee guida, attraverso studi diretti sull’edificio adoperando tecnologie moderne ma anche tramite tecniche antiche e materiali naturali”.
Il green design deve porsi anche degli obiettivi, ovvero ridurre, riutilizzare e riciclare, come spiegato dal professor Andrea Butti. “Questi obiettivi del green design nascono da un’idea del secolo scorso, quella della progettazione razionalista degli anni ’20 e ’30. In questo processo l’aspetto ambientale, legato anche allo sviluppo industriale, praticamente non esiste: l’ambiente è visto come un accessorio. Col passare dei decenni, la questione ambientale comincia a porsi però come un problema da affrontare. Questo ‘good design’, cioè pensato per l’uomo, la funzionalità e la produzione, passa al good green design, quindi all’idea che anche gli aspetti ambientali non sono più recuperabili a posteriori ma bensì degli elementi da pensare in fase di progettazione. Ne consegue che un oggetto viene pensato come recuperabile, con un ridotto numero di componenti o quantità di materiale e quindi con un ridotto impatto energetico e ambientale”.
Al termine della conferenza, la giornata è proseguita con un pranzo a Villa Barberino, per poi concludersi con un tour dello stabilimento Artelinea e una spiegazione diretta delle varie fasi di lavorazione del vetro per arredi nelle sue diverse sfaccettature.