E’ giunta nel Consiglio comunale di Montevarchi la mobilitazione di 43 dipendenti Coop.Fi, negozio di Montevarchi, sul diritto per la vestizione e svestizione sul luogo di lavoro e le possibili conseguenze di carattere igienico-sanitario per la collettività. A portare in aula la discussione è stato il capogruppo di Prima Montevarchi Lorenzo Allegrucci, primo firmatario di una mozione sul tema, insieme ai capigruppo Francesca Lucchesini di Forza Italia e Tiziana Lombardi di Montevarchi In Salute.
Dall’ultima seduta del Consiglio comunale, che ha visto la partecipazione di una delegazione di circa 20 lavoratori Coop. Fi firmatari dell’esposto presentato anche alla Asl, è emerso un dibattito dalla risoluzione condivisa e approvata all’unanimità con 16 voti favorevoli dei consiglieri. Nel merito è intervenuto l’autore dell’iniziativa, il consigliere Lorenzo Allegrucci: “Sono molto soddisfatto per il riscontro ottenuto in Consiglio comunale, dove siamo giunti ad una condivisione unanime per fare chiarezza e sostenere dei lavoratori mobilitati riguardo a una vicenda che ha quasi dell’incredibile. Mi sono sentito in dovere, come rappresentante dei cittadini, di accogliere la richiesta pervenuta dai lavoratori del negozio Coop. Fi di Montevarchi di coinvolgere il Consiglio comunale in merito al loro esposto presentato alla Asl Toscana Sud Est sulla conformità della nuove disposizioni regolamentari per l’attività di vestizione e svestizione sul posto di lavoro”.
Con l’entrata in vigore di un nuovo regolamento datato 15 marzo 2019, “i lavoratori, contrariamente al passato dove vigeva l’obbligo di indossare gli abiti da lavoro solo all’interno degli spogliatoi, potevano presentarsi tutti sul luogo di lavoro con la divisa già indossata, nel tempo, nel luogo e con le modalità prescelte. Sebbene la modifica si riferisca all’osservanza di un regolamento aziendale interno, quindi non di pertinenza di un consiglio comunale, mi sono attivato in quanto preoccupato per le possibili ripercussioni igienico sanitarie sull’interesse generale, con il rischio di contaminazioni con l’esterno”.
“Tra l’altro, ciò che mi ha meravigliato, è la cronologia dei fatti presentata dagli stessi lavoratori, in cui le modifiche regolamentari sarebbero immediatamente successive alla vertenza relativa al riconoscimento del “tempo tuta”, i cosiddetti 10 minuti di vestizione e svestizione, con la condanna dell’azienda in terzo grado di giudizio presso la Corte di Cassazione. Una sentenza che ha prodotto però il perdurare di un netto rifiuto a considerare quel tempo compreso nell’orario di lavoro e con il sospetto, tramite le nuove disposizioni, di aggirare la sentenza stessa, lasciando le responsabilità di contaminazione al libero arbitrio del singolo dipendente e ricadenti sull’ignaro consumatore”.
“Naturalmente, abbiamo constatato che il sopralluogo effettuato dalla Asl non abbia riscontrato alcuna non conformità o inadeguatezza collegata alla gestione degli indumenti da lavoro indossati all’interno degli spogliatoi, ma la risposta formulata dalla Asl non è esaustiva in quanto, a nostro giudizio, non entra nel merito di ciò che avviene in uno scambio “non protetto” tra interno ed esterno del luogo di lavoro. Per questo motivo con la risoluzione approvata, il Sindaco e la Giunta hanno il mandato del Consiglio comunale a porre in essere tutte le azioni necessarie di approfondimento, stimolando la Asl ad un parere più cogente rispetto alla questione” conclude Allegrucci.