Ci sono anche quattro luoghi di Figline e Incisa Valdarno tra i 1000 aperti in occasione della 26° edizione delle Giornate FAI di Primavera (Fondo Ambiente Italiano). Il 24 e 25 marzo a partire dalle ore 10 fino alle 17 sarà possibile visitare, guidati dagli studenti apprendisti ciceroni delle scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado della città, l’Ospdale Serristori e l’Antica Spezieria in piazza XXV Aprile, la Villa e la Fattoria Casagrande, la Fondazione Giovanni Pratesi ed il Museo d’Arte Sacra della Collegiata di Santa Maria in piazza Marsilio Ficino.
L’Antica Spezieria dello Spedale Serristori, si tratta di un luogo raramente aperto al pubblico. L’edificio storico – la cui apertura è resa possibile dalla collaborazione con l’Ausl Toscana Centro– si trovava nel centro di Figline (attuale piazza Ficino) e fu fondato nel 1399 per volontà di Ser Ristoro di Jacopo Serristori, che nel 1890 lo spostò nella quattrocentesca Villa di San Cerbone. Se, varcando la soglia dell’Ospedale, si notano subito le nobili architetture della villa, i capitelli e le porte intagliate, ed entrando nella chiesa si apprezza sull’altare l’Annunciazione del Cigoli (1580), sarà giungendo alla Spezieria che si potrà trovare un vero scrigno di piccoli gioielli. Nell’Ottocento venne trasferita lì anche l’antica farmacia, fondata nella prima metà del Cinquecento: vasi di terracotta e di vetro, diversi per forme e decorazioni, conservano residui dei materiali e composti medicinali indicati nelle etichette ottocentesche e concorrono a creare la suggestione di un ambiente che si proponeva quale summa dell’antica sapienza medica. Vi si trova anche la Madonna col Bambino dal polittico, che Giovanni di Tano Fei realizzò nel 1399.
Costeggiando le mura di Figline, si arriva alla Villa e Fattoria Casagrande, oggi di proprietà privata e normalmente chiusa al pubblico, che apre le sue porte per consentire di ripercorrere momenti della storia della famiglia Serristori, che a Figline ha assunto per secoli un ruolo cardine nella vita economica, politica e sociale. Dal Trecento avevano accumulato ricchezze e ottenuto potere, per poi trasferirsi a Firenze, ma conservando attività nelle terre natali. Nell’armonioso portico e nel loggiato si susseguono iscrizioni e memorie dei Serristori e degli illustri ospiti che vi soggiornarono, al piano nobile si passa di stanza in stanza tra mobili, quadri e suppellettili originali accuratamente ambientati. Piantato all’inizio del Novecento è anche il meraviglioso giardino, disegnato da geometrie di siepi di bosso e cipressi, chiuso dalle mura e dall’alta massiccia torre. Una vera rarità sono le vasche monolitiche in pietra per la tintura della seta. La cantina antica, riservata agli iscritti FAI, è infine suggestiva conclusione di un percorso dedicato alle attività agricole passate e presenti.
In piazza Marsilio Ficino, invece, si potrà visitare anche il Museo d’Arte sacra della collegiata di Santa Maria, solitamente visitabile solo su appuntamento, con le sue oreficerie e suppellettili di uso liturgico, paramenti sacri e antifonari con preziose miniature del Quattrocento, ma anche una rara serie di insegne processionali in legno intagliato. Tra i maggiori dipinti è la pala con Adorazione dei Magi e santi di Andrea di Giusto Manzini, commissionata nel 1436 da Bernardo Serristori, che attesta come il pittore avesse frequentato Masaccio e ne fosse rimasto influenzato, senza rinunciare all’utilizzo dell’oro e alla preziosità dei dettagli di gusto gotico internazionale.
Dalla parte opposta della piazza si potrà visitare la Fondazione Giovanni Pratesi, solitamente visitabile solo su appuntamento. Nel 1987 l’antiquario Giovanni Pratesi acquistò gli ambienti che erano stati dell’oratorio dell’ex Spedale Serristori. Gli eleganti ambienti, ricondotti alle loro sobrie linee cinquecentesche grazie al restauro voluto da Giovanni Pratesi, consentono di ricostruire alcune tappe salienti per la storia della città legate alla famiglia Serristori, all’antico Spedale e alla sua Spezieria, ma anche di scoprire opere d’arte dalla collezione dell’antiquario. Unica ed eccezionale è la raccolta di “pietre tagliate d’Arno”, riservata agli iscritti FAI, un magnifico campionario di circa duemila esemplari di ciottoli raccolti dall’antiquario nei renai dell’Arno.