Scatta l’occupazione allo stabilimento Fimer di Terranuova. Oggi pomeriggio si è tenuta l’assemblea pubblica di fronte ai cancelli della fabbrica, dove lavoratori e sindacati hanno iniziato a organizzare la turnazione per coprire H24 il sito valdarnese. Nello specifico saranno quattro turni giornalieri da 6 ore, che vedranno coinvolti a girare circa una decina di persone. Il rischio che dipendenti e rappresentanze sindacali vogliono scongiurare è che dopo la decisione di revocare la procedura di concordato annunciata stamani, la proprietà possa portare via da Terranuova macchinari e know-how. L’intento è, soprattutto, far sentire la propria voce portando la resistenza per la difesa dei 280 posti di lavoro a un altro livello.
“Un’occupazione sacrosanta” l’ha definita il sindaco Sergio Chienni, che dopo esser stato presente al presidio fatto fuori dal Tribunale di Arezzo questa mattina ha preso parte anche all’incontro di oggi pomeriggio ribadendo il massimo impegno per supportare i lavoratori che quindi sospendono la produzione.
Presente anche il consigliere regionale per il lavoro del presidente Giani, Valerio Fabiani, che ha annunciato di essersi già rivolto al Ministero delle Imprese e del Made in Italy per portare la vertenza Fimer a rilevanza nazionale. Nel frattempo le sigle sindacali Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm ribadiscono un concetto chiaro: lo stabilimento è di chi ci lavora.
“Ai lavoratori e alle lavoratrici di Fimer voglio dire grazie, perché in queste settimane stressanti se non abbiamo mollato è perché abbiamo sentito la vostra forza per portare avanti la partita per la governance di questa azienda – le parole di Fabiani – Oggi glielo spieghiamo: la governance dell’azienda appartiene ai lavoratori del Valdarno, punto. Insieme troveremo una soluzione. E qualsiasi questa sia nelle prossime settimane dovrà convincere coloro che questa azienda l’hanno fatta vivere, anche nella disperazione di una gestione incapace da parte della proprietà. Sono d’accordo con quanto già detto dal sindaco, mi sono già messo in contatto personalmente con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy non solo per trasmettere tutte le informazioni di cui disponiamo, ma anche per attivare un tavolo nazionale. La vertenza che aprite oggi deve stare sul quel livello, con tutto il peso politico che le istituzioni italiane possono mettere in campo. Noi ci siamo, io sono qui a costo di metterci le tende: quest’azienda non ce la faremo portare via”.
Il consigliere regionale Fabiani si è poi ritirato in riunione con le sigle sindacali e il sindaco all’interno della fabbrica per un confronto sullo stato delle cose. “L’obiettivo, tenendo conto che le variabili sono tantissime a partire da come si pronuncerà il giudice e di quello che potrebbe fare la proprietà, è sicuramente di far arrivare a tutti gli attori che si sono seduti al tavolo che l’interesse personale ha un limite – ha dichiarato Ilaria Paoletti, Fim Cisl – Questa azienda non è solo della proprietà, ma anche dei lavoratori: se quest’ultimi decidono di occupare e di fermare la produzione il destino dell’azienda è in mano agli stessi lavoratori. Se l’obiettivo è quello di salvare l’azienda è bene che tutti facciano un passo indietro mettendo avanti l’interesse collettivo. Siamo inoltre in attesa che il tribunale si possa pronunciare. Tra le varie ipotesi c’è quella che possa essere effettivamente revocato il concordato o qualora non ci sia non si esclude che ci possa essere un’amministrazione straordinaria o il fallimento. In ogni caso siamo stanchi di rimettere le decisioni agli altri, oggi ne prendiamo una noi che è quella di occupare lo stabilimento”.
“L’irresponsabilità di questa proprietà ci ha portato a innalzare il livello di scontro, portando i lavoratori, le loro famiglie e la comunità a occupare lo stabilimento. Noi ci teniamo a salvaguardare la storia e il know-how che c’è qui dentro e lo difenderemo a spada tratta. Noi abbiamo una dignità, che forse la proprietà quando ha acquistato Terranuova non conosceva, ma ora lo scoprirà – ha aggiunto Alessandro Tracchi, Fiom Cgil – Faremo tutto per intraprendere quelle azioni che salvaguardino l’interesse di questa comunità, dei lavoratori, le famiglie e i creditori. Nessuno si sarebbe aspettato che rescindessero una procedura concorsuale richiesta da loro appena un anno e mezzo fa, dove sta la ragionevolezza di questa scelta? Oggettivamente non ci interessa più cercare di capire la proprietà, siccome questa fabbrica ha ancora un portafoglio ordini da 10 milioni e lavora all’interno del settore della transizione ecologica sicuramente troveremo chi ci vorrà comprare”.
“È una vertenza che ci ha portato allo sfinimento, quando sembra conclusa viene ribaltata ogni prospettiva. Ci è rimasta solo l’occupazione, le persone si sono rese disponibili e si stanno organizzando per riempire le 24 ore della giornata per evitare che qualcuno porti via macchinari e conoscenze dallo stabilimento rischiando di renderlo una scatola vuota – conclude Luana Casucci, Uilm – Chiediamo tanto alla gente, ma vedo una forte risposta perché questa azienda è tanto per il territorio e per chi ci lavora. Sono loro in prima battuta a sostenere questo sacrificio, tenendo conto anche che con l’occupazione non si riscuote”.