La notizia della scelta del gruppo Clementy da parte di Fimer come “partner strategico” per la ripresa dell’azienda desta diverse preoccupazioni tra le sigle sindacali Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm. In un incontro tenutosi nel pomeriggio di ieri con l’ingegner Bertazzini in rappresentanza del CdA, i sindacati in una nota congiunta spiegano di aver posto alcune domande sull’offerta avanzata dal fondo britannico, riuscendo a individuare i tre step che la comporrebbero: 7 milioni di finanza interinale più successivi 10 milioni; ulteriori 45 milioni in conto capitale e infine altre risorse post omologa per raggiungere la quota dei 95 milioni – stessa cifra della proposta avanzata nell’aprile scorso – e così completare l’acquisizione della società.
Fin qui tutto bene, ma “è sul merito che esprimiamo molte perplessità” commentano i sindacati. “Alle nostre domande sull’immediata effettiva disponibilità di capitali del fondo Clementy, sui tempi dell’ erogazione, sulla disponibilità degli attuali azionisti a non compromettere il percorso che da qui all omologa porta il gruppo Clementy alla realizzazione dell’ acquisto di Fimer Spa le risposte sono state vane. Per noi, oramai impegnati e stressati da questa lunga vertenza la mancanza di chiarezza è sempre stato sintomo di future nuove spiacevoli sorprese”.
“Consapevoli del bisogno immediato di intervento economico necessario al riavvio delle produzioni per la soddisfazione dei clienti e dei creditori, apprendere che la verifica della concreta disponibilità economica del fondo viene rimandata ai Commissari e al Tribunale ci è parso estremamente bizzarro – evidenziano i rappresentanti di Fiom, Fim e Uilm – Dato che questo CdA in passato si è reso protagonista di scelte contrapposte ovvero non giungere a nessun accordo con soggetto investitore che in sede di Tribunale era stato accettato senza dubbio alcuno prima, per poi lamentare assenza di garanzie sulle disponibilità economiche, oggi devolvere ad altri la verifica ma nel contempo annunciare con toni trionfalistici il raggiungimento del salvataggio di Fimer Spa, ecco ci mette in apprensione”.
Per questo motivo i sindacati richiedono un’urgente convocazione al Ministero dell’Impresa e del Made in Italy, alla presenza di tutti i livelli istituzionali, di Clementy e del ministro. “L’azienda opera in settore strategico (energia) volto a cogliere la necessità della transizione (energia sostenibile) è necessario che il massimo livello delle politiche economiche-industrali del sistema paese sorvegli con noi e assieme al Tribunale di Milano questa vertenza per responsabilizzare chi compie queste scelte – concludono i sindacati – portandolo a capire l’urgenza di concretizzare quanto enunciato e non deresponsabilizzarsi in virtù di variabili successive”.