Dopo una trattativa fiume durata quasi dieci ore, è stata raggiunta questa notte al Ministero dello Sviluppo Economico di Roma un’ipotesi di accordo che salva tutti e 318 i posti di lavoro dello stabilimento Bekaert di Figline. Un traguardo che, come ha commentato al termine dell’incontro il segretario della Fiom Cgil Daniele Calosi, “ci consente di dire non che la fabbrica è salva, ma sono salvi 318 posti di lavoro e che si apre un processo serio di reindustrializzazione che dovremo verificare costantemente su base trimestrale in sede governativa con il Ministero dello Sviluppo Economico, la Regione Toscana, il Comune di Figline e Incisa e soprattutto l’impresa”.
Entrando nello specifico della trattativa, l’intesa con la multinazionale belga consentirà di mantenere l’attività produttiva fino al 31 dicembre 2018, con l’attivazione della Cassa integrazione per cessata attività a partire dal 1 gennaio 2019 che permetterà l’attuazione di un serio processo di reindustrializzazione. Per i dipendenti che vorranno lasciare l’azienda saranno previsti degli incentivi all’esodo variabili a seconda dell’anzianità (meno di 15 anni, da 15 a 25 anni, oltre i 25 anni che vanno da 16, 20 e 24 mensilità che diminuiranno con il trascorrere dei 12 mesi), quelli in età pensionabile saranno accompagnati con un apposito piano fino al riconoscimento del trattamento pensionistico, mentre quelli che avranno una continuità occupazionale riceveranno un indennizzo pari a 4 mensilità e faranno parte di un piano concreto di reindustrializzazione che incentiverà anche nuove assunzioni. L’accordo prevede infatti che la società belga riconosca alla futura azienda che si inserirà uno sconto di 40.000 € per ogni dipendente assunto nel sito figlinese, un aspetto che valorizza ulteriormente l’intero processo. Inoltre, per facilitare la ricollocazione per le aziende esterne all’attuale perimetro aziendale, ad ogni assunzione a tempo indeterminato riceveranno, in aggiunta a quanto già previsto dalla normativa attuale, 10.000 euro per ogni assunzione a tempo indeterminato. “Abbiamo voluto che la fabbrica rimanesse nel territorio e questo è lo strumento. Non ci sono i licenziamenti, è stata la vittoria di un territorio, del sindacato, dei lavoratori, ma soprattutto della solidarietà che ripristina un minimo di giustizia sociale” ha sottolineato Calosi.
Manca solo un ultimo passaggio: il voto dei lavoratori. L’accordo, per il momento solo siglato, verrà discusso questo pomeriggio alle ore 18 in fabbrica con un referendum vincolante. Se l’ipotesi proposta troverà il consenso della maggioranza dei dipendenti, allora sarà ufficialmente adottato