“Il tavolo è stato convocato colpevolmente in ritardo”. È questo quello che ribadisce Alessandro Beccastrini, segretario di Fim Toscana a margine di un incontro che il sindacato aveva organizzato oggi pomeriggio con i lavoratori, aperto anche ai sindaci del territorio, nel piazzale antistante lo stabilimento Bekaert.
Nel suo commento, Beccastrini spiega come “le sei settimane di proroga della cassa integrazione che chiedevamo ci avrebbero portato al 24 giugno e sarebbero servite per capire se questo sito può entrare nella filiera dell’acciaio con Piombino. Chiediamo alla Regione Toscana di fare lo stesso questa verifica, con la possibilità che l’azienda possa prorogare gli incentivi per l’assunzione dei lavoratori e per l’acquisizione dell’area per un altro periodo”.
In merito all’accordo del 24 febbraio sottoscritto da Regione con Fim e Uilm, Beccastrini sottolinea che «l’apertura di una procedura di licenziamento prevede 75 giorni di tempo per un accordo, che sarebbero scaduti proprio il 24 febbraio in un momento in cui il Mise non era ancora insediato, senza deleghe e le organizzazioni sindacali completamente sole. Chi dice che era possibile rimanere dentro al blocco dei licenziamenti lo dimostri adesso».
A margine dell’incontro interviene anche Gino Turrini, ormai ex lavoratore della fabbrica figlinese dopo l’esito del tavolo di ieri sera. “Nell’ultimo periodo il ministero che doveva portare avanti la reindustrializzazione non se n’è occupato e negli ultimi due anni e mezzo è successo di tutto – commenta Turrini, dipendente dell’azienda per 32 anni – A 54 anni l’obiettivo, difficile, è cercare di inserirsi il prima possibile nel mondo del lavoro”.