“Conoscere le mafie oggi”. Questo il tema dell’incontro promosso da Libera Valdarno che si è tenuto ieri sera all’auditorium comunale di Montevarchi. Nell’occasione è stato presentato al pubblico l’ultimo lavoro di Fulvio Turtulici dal titolo “Trame criminali tra Arezzo, Firenze, Siena, Valdarno Aretino e Fiorentino”, una vera e propria fotografia di come oggi si muove la criminalità organizzata in Toscana. All’incontro è intervenuto anche Giuseppe Creazzo, procuratore della Repubblica di Firenze.
L’iniziativa, come ricordato dal referente di Libera Valdarno Pierluigi Ermini, si inserisce all’interno di una serie di attività che celebrano i 25 anni dalla fondazione dell’associazione guidata da don Luigi Ciotti. Il saluto dell’Amministrazione comunale è stato portato dal vicesindaco di Montevarchi Stefano Tassi, che ha sottolineato come gli enti pubblici debbano rompere quel silenzio che riguarda il fenomeno mafioso anche in una terra apparentemente immune come il nostro territorio, dal momento che la mafia al giorno d’oggi si infiltra in numerosissimi settori economici. “Il lavoro d’archivio di Fulvio – ha commentato Angelo Camardo, del Presidio Giovanni Spampinato – permette al lettore non solo di conoscere alcuni fatti di cronaca, ma di capire che la mafia è diventata dalle nostri parti un fenomeno autoctono, si sviluppa e attecchisce infatti nei territori ad essa più favorevoli”.
Il dottor Creazzo ha poi illustrato i dati relativi alla realtà toscana, con il riciclaggio tra i primi reati delle organizzazioni mafiose locali, seguito poi dal traffico di sostanze stupefacenti e dallo smaltimento illegale di rifiuti. Una mafia imprenditrice dunque, che si allontana radicalmente dallo stereotipato volto violento. In conclusione, ha preso la parola l’autore del libro: “Non sono un giornalista, ma un semplice cittadino che ad un certo punto ha detto basta – spiega Turtulici – Il mio è stato un lavoro piacevole, ma talvolta faticoso. È valso la pena però approfondire questo argomento perché oggi la mafia si sta mimetizzando, arriva a corrompere il nostro tessuto sociale e può capitare di non accorgersene. Nostro compito è quindi quello di rimanere vigili grazie agli strumenti necessari per percepire questo tipo di attività criminali”.