Si sono incontrati fuori dai cancelli della fabbrica di Figline un gruppo di lavoratori Bekaert con i rappresentanti sindacali della Uilm. Il responsabile del sindacato Arezzo Firenze, Davide Materazzi, ha fatto così il punto della situazione alla luce della procedura per il licenziamento collettivo aperta e la proroga della cassa integrazione. “Nonostante la pressione delle sigle sindacali, della Regione e delle istituzioni Bekaert non vuole rispondere al nostro appello con il quale chiediamo almeno di sospendere la procedura – spiega Materazzi – Il nostro obiettivo rimane sempre quello di riqualificare il sito per non perdere un asset importante per il nostro territorio”.
L’agenda delle prossime settimane vede l’incontro decisivo in programma per il 24 febbraio al tavolo regionale, mentre il 1 marzo verranno definite le assunzioni in Laika dopo il periodo di prova e il 9 si chiuderà la finestra della cassa integrazione, se non verrà ulteriormente prorogata. “Non ci aspettiamo grosse modifiche rispetto all’idea di Bekaert di licenziare tutti i lavoratori sebbene lo stabilimento rimanga di loro proprietà – prosegue Materazzi – Questa operazione non la concepiamo e ci sembra un atto barbaro, cinico e fuori luogo in questo momento. In questi giorni avremo anche la risposta di Laika sul periodo di prova dei lavoratori e i lavoratori stessi dovranno decidere se proseguire in questo percorso o meno. Di certo si è trattata di una grande opportunità che hanno preso con grande impegno, la voglia di lavorare dopo quasi tre anni era tanta. Rimane da chiarire il nodo degli orari e dei trasporti per i lavoratori dal Valdarno alla Valdelsa: finora erano a carico di Bekaert, speriamo che subentri Laika e che nel frattempo le istituzioni lavorino a una soluzione condivisa che non gravi sui lavoratori”.
L’obiettivo principale adesso rimane quello della proroga della cassa integrazione, condizione necessaria per portare avanti il discorso reindustrializzazione. “L’ultima proposta di cui si è sentito parlare è stata quella legata alla multinazionale Jindal e all’operazione su Piombino. Una prospettiva interessante, che però non si è concretizzata a un tavolo ufficiale: prorogare la cassa integrazione ci darebbe il tempo di valutare se un piano al riguardo c’è e se consentirebbe di intraprendere un percorso concreto per il recupero del sito, una richiesta fattibile, ma che Bekaert non vuole concedere”.