“Ormai è chiaro: l’azienda Valentino Shoes Lab dopo tre mesi dall’incendio non ha uno straccio di piano industriale che porta a pensare che ci possano essere soluzioni fuori dal Valdarno aretino”. C’è preoccupazione nelle parole dei segretari Filctem Cgil, Gabriele Innocenti, e Femca Cisl, David Scherillo, all’indomani dell’incontro tenutosi con i vertici aziendali dello stabilimento di Levane, salito all’attenzione della cronaca lo scorso aprile dopo il terribile incendio che ha praticamente distrutto la fabbrica.
“I vertici aziendali – proseguono i sindacati – si sono semplicemente e superficialmente limitati a ribadire lo stato di precarietà, che nessuno nega, e che la Valentino Shoes Lab in Valdarno non è una priorità, ma una ipotesi insieme ad altre”. Un situazione che i rappresentanti di Filctem Cgil e Femca Cisl definiscono “pesante, che evidenzia la chiara volontà di non dare il giusto riconoscimento a questo territorio nonostante che, all’indomani dell’incendio del 2 aprile, insieme alla sua gente si è mobilitato mettendo in piedi una gara di solidarietà senza eguali per permettere ai 180 dipendenti di ritornate al lavoro prima possibile e di non interrompere la produzione; anche i bambini, nel giorno della prima comunione, con aquiloni e colombe sostarono davanti ai cancelli dell’azienda. Sconcerta constatare la superficialità con cui trattano l’argomento i dirigenti nazionali dell’’azienda, poco o nulla importa delle maestranze e di un distretto industriale della calzatura da donna riconosciuto per l’altra professionalità così come dell’intero indotto”.
Cgil e Cisl ricordano come di fatto l’azienda insediandosi qui in Valdarno abbia avuto a disposizione personale già formato, un valore che ora rischia di essere disperso e allontanato dal territorio. “Poco sembra importare il sacrificio quotidiano dei dipendenti, un terzo dei quali va ogni giorno a Capraia ‘dividendo’ lo stabilimento con gli operai di un altra impresa del gruppo; un terzo lavora in uno stabilimento in affitto messo a disposizione in Valdarno da Prada e un terzo è ospite di un altro fabbricato della Valentino. La sensazione è che per l’azienda la partita sia diretta da persone che non considerano il settore, le sue problematiche e le sue potenzialità; che non conoscono il territorio e tutte le opportunità che può offrire”.
Alla luce di questa situazione, i sindacati avanzano un’unica richiesta ai vertici del gruppo: “dateci la garanzia che investirete nel Valdarno Aretino. È sconcertante che un’azienda come Valentino a oggi non sappia rispondere. Non esistono motivi oggettivi per allontanarsi. Qui ci sono i terreni che i vari sindaci mettono a disposizione per costruire il nuovo; qui ci sono i capannoni, purtroppo vuoti, che possono essere riempiti; qui ci sono le professionalità e le aziende che possono rispondere immediatamente a esigenze produttive. Non capiamo quindi tutto questo tergiversare. È del tutto evidente che questa situazione – concludono Gabriele Innocenti della Filctem e David Scherillo della Femca – non può essere tollerata, da qui la decisione di chiedere, sia un incontro alla proprietà, sia una convocazione da parte del Prefetto. Sullo sfondo il possibile inasprirsi dello scontro sindacale e allo sciopero di un’ora dello scorso 16 luglio potrebbero seguire altre iniziative”.