Rifiuti pericolosi trasportati in contaniner inidonei per il loro contenimento. È questo l’esito delle analisi disposte dalla Procura di Arezzo sul treno che nello scorso agosto rimase bloccato nella stazione di San Giovanni Valdarno. La vicenda vide sostare per diversi giorni sui binari sangiovannesi un convoglio formato da 16 carri ferroviari con copertura telonata contenenti 32 container di rifiuti urbani provenienti dalla Campania e diretti in Austria. La sosta dei vagoni aveva generato la preoccupazione e il disagio dei cittadini che abitavano nelle vicinanze della stazione ferroviaria e dell’amministrazione comunale a causa dei forti e disturbanti miasmi emanati e dalla perdita di percolati da parte di alcuni carri dovuta alle alte temperature estive.
“In ragione di ciò il locale Comune chiedeva l’intervento dell’Arpat di Arezzo e della Sezione di Polizia Giudiziaria Carabinieri della Procura di Arezzo i quali, a seguito di un primo e sommario sopralluogo e data la gravità della situazione, previa messa in sicurezza dell’intero convoglio, eseguivano il sequestro dello stesso al fine di poter compiere successive verifiche per accertare la reale natura del rifiuto trasportato e le ragioni che avevano indotto RFI a consentire l’utilizzo della propria linea da parte di un treno in così precarie condizioni” si legge nella nota emessa dalla Polizia Giudiziaria di Arezzo.
Il convoglio, trasferito dalla Stazione di San Giovanni Valdarno all’interporto di Maddaloni Marcianise, è stato così sottoposto agli accertamenti tecnici disposti dalla Procura di Arezzo ed effettuati dal Dipartimento Arpa Campania unitamente ai Carabinieri Forestali di Caserta al termine è stato riscontrato come i container “oltre a non essere omologati ed idonei al trasporto di rifiuti quest’ultimi non corrispondevano, per tipologia e caratteristiche, a quelli dichiarati nei documenti utilizzati dal produttore e dal trasportatore dei medesimi; in particolare il rifiuto veniva indicato come non pericoloso e stabilizzato laddove invece risulta essere pericoloso, non stabilizzato e non ideoneo al trasporto ne smaltibile in discarica per l’elevata concentrazione di metalli pesanti”.
In conclusione, “la mancata bio-stabilizzazione del rifiuto è stata senz’altro la principale causa delle forti emissioni odorigene che per giorni ha turbato la quiete dell’intera cittadinanza locale” riporta la Polizia Giudiziaria, aggiungendo come tale situazione è potuta emergere grazie al lavoro di quest’ultima e “alle successive indagini disposte della Procura di Arezzo che hanno permesso di portare alla luce una realtà ben lontana da quella originariamente rappresentata agli organi di controllo al momento del fatto e di interrompere un trasporto pericoloso per la salute dell’uomo e l’ambiente”.