È una vicenda che lega lavoro e minacce quella a cui i carabinieri del Nucleo Operativo e della stazione di San Giovanni Valdarno hanno messo la parola fine procedendo all’arresto di due operai che da diverse settimane vessavano l’ex datore di lavoro. Tutto inizia lo scorso dicembre, quando uno dei due soggetti si era volontariamente licenziato dall’azienda edile per cui lavorava, richiedendo all’imprenditore con insistenza e dietro minaccia il pagamento immediato del T.F.R, il trattamento di fine rapporto, nonostante la ditta avesse sei mesi di tempo per provvedere, come previsto dalla legge.
L’episodio non si è rivelato un caso isolato in quanto l’operaio successivamente ha minacciato anche un capo cantiere dell’azienda, incontrato casualmente al supermercato, richiedendo di essere nuovamente assunto dalla ditta, accompagnato però anche dal figlio, un ragazzo di una ventina d’anni. Le nuove minacce si sono così protratte anche nelle ultime settimane, con l’imprenditore che si è ritrovato nella cassetta delle lettere dei messaggi, fino agli episodi più recenti e gravi verificatisi nei pressi di un cantiere che l’impresa ha attivo in Umbria, dove sono state rinvenute due bottiglie di benzina accompagnate dall’ennesimo messaggio che invitava il proprietario a “comportarsi correttamente”. Il giorno dopo inoltre, dalle bottiglie i due sono passati alle telefonate nelle quali pretendevano un appuntamento per essere assunti, arrivando a proferire minacce riferite anche alla famiglia dell’imprenditore.
L’uomo, nonostante le angherie, non si è fatto scoraggiare dai due soggetti e a ogni minaccia è seguita una denuncia ai carabinieri. I militari hanno colto l’occasione dell’ultimo colloquio intercorso tra l’imprenditore e gli operai per discutere della riassunzione per cogliere in flagranza di reato i due: nel corso dell’incontro, infatti, i torni si sono subito riscaldati e, mentre il proprietario è apparso fermo nel non voler cedere alle intimidazioni, padre e figlio invece si sono dimostrati sprezzanti, anche di un possibile intervento delle forze dell’ordine, non sapendo che i militari erano già appostati nella stanza accanto.
All’ennesima minaccia di venire alle mani e di usare “le lame”, i carabinieri della Compagnia sangiovannese sono intervenuti procedendo all’immediato arresto. Tentata estorsione aggravata, continuata ed in concorso, questi i reati contestati; l’immediata perquisizione sui due inoltre ha permesso di rinvenire un coltello a scatto illegalmente detenuto e portato al seguito dal padre. Le successive perquisizioni domiciliari hanno permesso di rinvenire e sequestrare anche delle bottiglie di plastica identiche a quelle rinvenute in Umbria, una delle quali dello stesso lotto. Dopo l’arresto, avvenuto lunedì scorso, i due sono stati tradotti presso la casa circondariale di Sollicciano, a Firenze. Ieri la convalida degli arresti: il giudice ha disposto nei loro confronti la custodia cautelare in carcere.