Hanno avuto un esito sfavorevole le cause contro i licenziamenti che alcuni lavoratori avevano mosso contro Bekaert. I primi due ricorsi, patrocinati dalla Fiom Cgil di Firenze, erano stati presentati a settembre al Tribunale di Firenze e nei giorni scorsi, come riportato dalla stessa sigla sindacale, è uscita la prima sentenza che si è rivelata negativa rispetto alle rimostranze della Fiom e dei lavoratori.
“Rimaniamo fermi sulle nostre posizioni: quei licenziamenti sono stati inaccettabili e rivendichiamo con orgoglio di aver patrocinato le cause dei lavoratori, senza alcun costo a carico dei lavoratori ricorrenti, convinti ancora di aver ragione – scrive la Fiom Firenze – Nei tribunali può succedere di vincere com’è successo per Gkn come di perdere come per Bekaert, ciò non toglie che pur rispettando la sentenza non la accettiamo”.
“Ora però è più che mai necessario evidenziare chi è responsabile di aver fatto finire quella vertenza per come è finita – prosegue la nota della sigla sindacale – la Politica e le Istituzioni locali, dal Ministero delle Sviluppo Economico, al Comune di Figline Incisa responsabili uno di aver affossato l’unico progetto vero di ripartenza della fabbrica con la Cooperativa e l’altro di non aver dato alcuna risposta occupazionale (siamo ancora in attesa di un serio progetto sul bacino occupazionale per i lavoratori ex Bekaert, rispetto al quale abbiamo anche scritto al Sindaco di Cavriglia e alla Regione, che si sono rimpallati la responsabilità di non averci convocati, ad esempio), alle forze politiche che da sinistra a destra non hanno trovato alcuna soluzione industriale fino alle altre forze sindacali che assieme alla Regione hanno firmato gli accordi che hanno definitivamente chiuso la vertenza”.
“Solo la Fiom è rimasta attaccata alla vertenza, provando a tutelare i lavoratori anche in sede giudiziale, facendo accordi per ricollocare i lavoratori come con Laika, chiedendo alle Istituzioni di trovare una risposta occupazionale con noi. E continuerà a chiedere una soluzione per quei lavoratori, forte di aver detto no ai licenziamenti fin dall’inizio, quando rifiutammo la mitigation fin dal primo giorno” concludono i sindacati.
Sulla questione si è espressa anche la Fim Cisl, che sottolinea come “gli accordi sottoscritti in sede istituzionale erano il meglio che si potesse ottenere in quel momento, dopo che la vertenza era stata ‘abbandonata’ per troppo tempo sui tavoli ministeriali”. Per la Fim rimangono due punti in sospeso sulla vicenda, da una parte quegli ex lavoratori dello stabilimento figlinese per i quali ancora non è stata trovata una soluzione e una questione molto più ampia sulle leggi del lavoro che non risultano adeguate ai tempi che corrono.
“Resta il rammarico di essere stati molto vicini ad una soluzione industriale concreta e non averla percorsa fino in fondo non per causa nostra – si legge nella nota – Resta il problema di una parte di lavoratori che ancora non si sono ricollocati e a cui insieme alle istituzioni abbiamo l’obbligo di provare a dare risposte. Le reindustrializzazioni nel nostro paese sono percorsi ad ostacoli con il fattore tempo che è determinante. Le leggi sul lavoro rimangono quelle di trent’anni fa e consegnano alle organizzazioni sindacali una fionda per combattere contro chi è armato di bombe nucleari. Serve una presa di posizione seria e non demagogica di tutta la politica per cambiare lo scenario, oppure si continuerà a sparare sul pianista” conclude la Fim Cisl.