Da una parte l’attenzione, la giovane curiosità di chi vuol conoscere, dall’altra la grande emozione degli adulti nel sentire dal vivo la testimonianza di chi ha fatto della lotta alla illegalità la propria ragione di vita. È stata una mattinata dai mille significati quella che stamattina si è svolta all’Auditorium comunale di Montevarchi dove il Capitano Ultimo, il Carabiniere che con il suo gruppo nel 1993 ha arrestato il boss mafioso Totò Riina, ha incontrato gli studenti dell’Istituto Varchi.
Accolto al suono dell’Inno di Mameli dal sindaco della città Silvia Chiassai Martini, che a nome della cittadinanza ha donato un riconoscimento al militare nato proprio a Montevarchi nel 1961, e i rappresentanti delle associazioni locali, Carabinieri e Guardia di Finanza. Il Capitano Ultimo dal palco ha risposto alle domande dei ragazzi, che hanno così avuto modo di conoscere da vicino la sua vita: dalle fasi dell’operazione che hanno portato alla cattura di Riina a com’è vivere la propria esistenza a volto coperto per motivi di sicurezza, passando dalla religione, a cosa significa adesso vivere senza scorta, l’importanza di aver potuto lavorare insieme ad una figura fondamentale per la lotta alla criminalità come il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e, soprattutto, come oggi lo Stato sta portando avanti la battaglia contro l’illegalità.
Massima disponibilità da parte di “Ultimo” che nel corso del suo intervento ha più volte sottolineato rivolgendosi agli studenti come il primo passo per contrastare ciò che è sbagliato nasce da valori come l’amicizia e la solidarietà, l’accoglienza, che devono essere il fondamento di tutto, dalle comunità più piccole a un intero stato. “Non sono nessuno per dare consigli, però sono fiero di essere qua e dico ai giovani che il dono disinteressato verso gli altri è ciò che rende grandi le persone e devono essere cittadini, non spettatori del proprio futuro che devono costruire – ha dichiarato il colonnello durante l’incontro con la stampa – L’autodeterminazione deve essere praticata, iniziando dai più piccoli, devono cercare il talento che hanno dentro di loro ed essere discontinui rispetto a noi che non siamo stati all’altezza di lasciargli un mondo con la sicurezza che meritano loro e le loro famiglie. Gli chiedo scusa, però io e tanti altri ci abbiamo messo la nostra vita, spero che loro facciano meglio”.