È di questa mattina la firma dell’accordo di cassa integrazione per Bekaert da parte della Fiom Cgil, una sottoscrizione avvenuta con una specifica motivazione da parte del sindacato – come riportato nell’allegato agli atti del verbale di cassa integrazione – che ribadisce come il gruppo sia contrario esclusivamente ai licenziamenti dei lavoratori dello stabilimento di Figline e “non alla cassa integrazione e non esiste una norma che lega la concessione della cassa integrazione alla firma della procedura di licenziamento, anzi riteniamo che ciò possa portare a problematiche inerenti la natura tecnica dell’ammortizzatore, alternativa ai licenziamenti”.
“In merito all’accordo siglato in data odierna, intendiamo precisare che la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria per “Covid-19” è uno strumento previsto dalla normativa , e facciamo riferimento in particolare alla L. 178/2020, la quale prevede esplicitamente che la CIGO per Covid-19 può essere concessa a qualunque azienda ne faccia domanda e rientri nel perimetro di applicazione della CIGO – si legge nella nota – Vogliamo, quindi, sottolineare che non esiste una norma che lega la concessione della Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria alla procedura di licenziamento, e non si capisce pertanto la motivazione per cui inserire nel testo un riferimento all’accordo del 24 Febbraio 2021 – elemento che riteniamo possa portare anche a problematiche inerenti la natura tecnica della Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria, per sua natura alternativa alle procedure di licenziamento – a cui la Fiom ribadisce la propria più totale contrarietà politico sindacale, come illustrato anche durante l’esame congiunto”.
La Fiom dunque ribadisce ancora una volta la propria contrarietà all’accordo firmato appena due giorni fa durante il tavolo tecnico. “Nessuna legge in Italia stabilisce che per attivare la cassa Covid serva passare per i licenziamenti, anzi è esattamente l’opposto – il commento di Daniele Calosi, segretario generale Fiom Cgil Firenze e Prato – Quello che si è consumato è stato un ricatto inutile dell’azienda sulle spalle dei lavoratori a cui la nostra organizzazione non ha ceduto”.