Farà tappa anche in Valdarno Simone Innocenti con il suo Vani d’ombra. È un vero e proprio “Aperitivo con l’autore” quello organizzato dal Mondadori Point di Figline che porterà questo giovedì, 11 luglio alle ore 19:30, il giornalista e scrittore fiorentino per la presentazione del suo ultimo libro nel locale “Gli Ostinati” in Corso Mazzini, 5.
A proposito di Vani d’ombra (Voland, 2019) premiato di recente con il premio Miceli a Firenze, l’attacco è con una prima persona sfrontata e senza fronzoli, diretta, si va subito al cuore del problema. “La prima volta che ho visto qualcuno baciare era al cinema, ed era al buio.” Esordisce così Simone Innocenti, come detto senza tanti preamboli. La visione, la sessualità e il buio. È attorno a questi tre elementi che si muove il suo libro.
Sì perché l’autore non ci va per niente leggero con questo romanzo intriso di ossessioni, tormenti e angosce. Ossessioni che scaturiscono, come spesso accade, da quei coni d’ombra che avvolgono e circondano le nostre placide e rassicuranti esistenze. Poco importa se a scatenarle sia una pacifica e cristallina vita di provincia, poco importa se a farne esperienza è un ragazzino di tredici anni strappato alle innocenti vacanze estive e proiettato in un mondo di tormenti e passioni. Poco importa, infine, se a pagarne le conseguenze più amare sarà proprio quel ragazzo preso per i capelli dal destino e trascinato in una spirale di morbosità e tribolazioni che lo porteranno a mettere in gioco il proprio futuro.
È la curiosità la prima molla che dà il via all’azione. Siamo in estate, fa caldo e il tredicenne Michele scopre che con un binocolo si possono infrangere tante certezze. Nascosto tra le fronde degli alberi infatti il ragazzino si accorge che la colf di un rispettabile notaio, smessi i panni della domestica, ogni pomeriggio incontra un numero imprecisato di uomini. Il piacere, il tormento, il voyeurismo? Basta poco per rovesciare il mondo con tutti i suoi incrollabili principi. Finché il giocattolo non si rompe, e Michele, scoperto, sarà imprigionato in un armadio, e proprio lì, al buio, sarà il testimone di una rivelazione inconfessabile.
C’è qualcosa di inaudito nella sofferenza, c’è qualcosa, forse, di pre umano. “Bestemmiano quando mi definiscono malato. I loro giudizi scientifici sono impregnati di pregiudizi umani.” Dice infatti il protagonista quasi confessando al lettore l’impotenza diagnostica delle nostre capacità comprensive. E che proprio la sessualità sia l’epicentro, quasi la cartina tornasole, dei nostri limiti umani, troppo umani, provoca scandalo, sembra dire Innocenti, tramite la voce del suo alter ego Michele Maestri. Nessun lieto fine, quindi, nessuna consolazione, per una storia il cui gran pregio è quello di aver gettato luce nell’oscurità della mente umana.